Ancora sul duello Di Maio vs Renzi
Il mio articolo dal titolo “Di Maio umilia Renzi”, ha scatenato una ridda di commenti, i lettori di Finanza in Chiaro hanno dimostrato ancora una volta di appartenere ad una fascia di pubblico culturalmente elevata, nella maggior parte dei casi, infatti, i giudizi espressi nei post pubblicati sulla pagina Facebook sono stati correttamente motivati.
Si rende necessario, ora, che a mia volta chiarisca, in maniera compiuta, la posizione da me sostenuta.
Innanzitutto una premessa importante: personalmente sono contrario ai “duelli” televisivi. Li considero delle “americanate”, sono cose che piacciono agli statunitensi anche in virtù del fatto che il loro sistema elettorale prevede proprio il testa a testa finale fra due candidati.
Non dico di essere un nostalgico delle Tribune Politiche di Ugo Zatterin, ma rivedendole oggi possiamo dire, senza tema di smentita, che erano trasmissioni di gran lunga migliori rispetto a quelle odierne … perlomeno allora le diverse posizioni assunte dai vari partiti, risultavano chiare.
Premesso questo, facciamo un passo avanti.
Penso di dire un’ovvietà ricordando che a lanciare una sfida “pubblica” sia sempre colui che si trova in condizioni di svantaggio. Una semplice metafora calcistica mi permetterà di chiarire del tutto il concetto.
Se una squadra di calcio si trova in vantaggio per 1-0 avrà tutta la convenienza ad “addormentare” la partita, certo, non ne beneficerà lo spettacolo, ma in questo modo porta a casa la vittoria. Sarà invece la squadra in svantaggio che farà di tutto per pareggiare la partita, magari inserendo un attaccante in più o usando un modulo più spregiudicato, correrà il rischio di prendere un altro gol in contropiede, ma perdere 1-0 oppure 2-0 poco cambia, rimane comunque una sconfitta, mentre se riuscisse a pareggiare la partita o addirittura a ribaltarla e vincerla, beh, sarebbe senza dubbio un successo.
Quindi, ritornando alla nostra politica, possiamo dire che chi si trova in condizioni di inferiorità alla vigilia delle elezioni avrà tutta la convenienza a lanciare una sfida, mentre chi ha i favori del pronostico farà bene a non accettarla, avrebbe solo da perdere.
E infatti così capita sempre, lo “sfidante” proporrà il duello, ed il “campione”, se non è obbligato ad accettare, lo rifiuterà.
Detto ciò … allora … posso affermare, senza ombra di dubbio, che:
Di Maio ha SBAGLIATO a lanciare la sfida a Renzi!
Si sapeva benissimo, infatti, già prima delle elezioni, che il Movimento Cinquestelle avrebbe avuto un buon successo nelle regionali siciliane, mentre il PD si sarebbe dovuto leccare le ferite.
A Renzi, quindi, non è parso vero che Di Maio gli lanciasse una sfida DOPO l’esito delle urne, al termine quindi di una tornata elettorale che lui aveva cercato in tutti i modi di scansare (alla fine “fuggendo” addirittura negli Stati Uniti pur di non metterci la faccia) certo che sarebbe stata una specie di Caporetto per il Partito Democratico.
Ai primi exit poll, come noto, Di Maio si è tirato indietro annunciando che non avrebbe partecipato al “duello”.
E così, come ho detto che Di Maio ha sbagliato a lanciare la sfida a Renzi, mi sento invece di affermare che:
Di Maio ha FATTO BENE a non partecipare al duello!
E questo per due ordini di motivi: il primo è che ormai non aveva nulla da guadagnare, la disfatta del PD e la buona prova del M5S erano del tutto conclamate, ma ancora più importante è la seconda ragione, e cioè che in questo modo ha ulteriormente indebolito il suo antagonista non tanto all’esterno, quanto all’interno del suo partito e della sua coalizione.
Quest’ultima potrà sembrare una motivazione “poco nobile”, ma, oltre a sottolineare che l’arte politica non è un terreno per educande, possiamo dire che non c’è nulla di male in questa strategia, tornando alla metafora calcistica, cercare di vincere la partita indebolendo l’avversario (ovviamente con metodi leciti) non è scorretto.
E questo è ciò che si è puntualmente verificato.
Renzi ha accusato il colpo, si è presentato comunque da Floris, cercando in tutti i modi di ribadire la sua leadership, ma non è bastato, il giorno successivo circolavano una ridda di nomi quali possibili nuovi candidati Premier per il centrosinistra.
Da Gentiloni a Minniti, da Grasso a Pisapia, e l’elenco potrebbe ancora allungarsi, ma non basta, sono state riesumate persino vecchie cariatidi come Prodi e Veltroni. Indubbiamente uno smacco per Renzi che mal sopporta (o meglio non sopporta affatto) un ruolo politico secondario se non di retroguardia.
La mossa di Di Maio, quindi, ha raggiunto perfettamente lo scopo che si era prefisso, lasciando Renzi alla berlina e facendo aumentare, se mai ce ne fosse stato bisogno, il tasso di conflittualità nella galassia del centrosinistra.
Un’ultima osservazione. Qualcuno ha anche avanzato l’ipotesi che Di Maio avesse congegnato fin dall’inizio questo piano, ossia che avesse proposto la sfida già con l’intenzione di rifiutarla successivamente, insomma secondo alcuni quello del candidato Premier dei Cinquestelle si sarebbe trattato di un “trappolone”. Ebbene io trovo azzardata questa ipotesi anche se non si può escludere a priori.
E veniamo all’ultimo aspetto riguardante il mio precedente articolo. Molti lettori, infatti, più che l’articolo in sé, hanno contestato il titolo, ossia non hanno ritenuto “un’umiliazione” quella subita da Renzi, anzi il comportamento di Di Maio, sempre secondo alcuni lettori, sarebbe stato autolesionista visto che l’opinione pubblica avrebbe potuto ritenere la sua “una fuga” dalla battaglia, insomma una mancanza di coraggio.
Ebbene permettetemi di ritenere totalmente infondate queste critiche.
In un eventuale “duello” nessuno dei due avrebbe fatto né una magra né una gran figura, non sarebbe stato un “esame di storia o geografia”, materie nelle quali sia Di Maio che Renzi sembra abbiano qualche lacuna, ma si sarebbe parlato di politica e certamente i tre anni di Governo Renzi sono stati un totale fallimento per non parlare della giunta a trazione PD che ha governato negli ultimi anni la Sicilia, un’esperienza, quella del governo Crocetta, che gli stessi dirigenti del Partito Democratico hanno definito … una calamità.
Di Maio ha umiliato Renzi, allora, quando, rifiutando il confronto televisivo, ha motivato la decisione scrivendo sulla sua pagina Facebook: “Il Pd è politicamente defunto” quindi, riferendosi a Renzi, ha aggiunto “Secondo le ultime indiscrezioni riportate dai media, a breve ci sarà una direzione del Pd dove il suo ruolo sarà messo in discussione.” Concludendo infine in maniera sferzante “Il nostro competitor non è più Renzi o il Pd. Combattiamo contro l’indifferenza che genera l’astensione”.
E termino ricordando che in questo modo Di Maio ha reso a Renzi pan per focaccia. Molti infatti non ricordano che proprio un anno fa, ad un mese circa dal celeberrimo referendum costituzionale, fu Renzi a rifiutare un confronto televisivo con Di Maio, sottolineando, in modo tagliente, che lui si sarebbe confrontato con chi veramente comanda all’interno del M5S, ossia Grillo e Casaleggio … non con le mezze tacche.
Ebbene oggi Renzi paga per quel modo spocchioso di rivolgersi nei confronti degli avversari politici, e non solo, quindi mi sento in dovere di ribadire ancora una volta che: Renzi è stato umiliato da Di Maio!
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro