Banco Popolare, aumento di capitale e diritti: e adesso che si fa?
Dopo che l’azione Banco Popolare, nel primo giorno di avvio dell’adc, ha guadagnato il 15,77% ed il diritto il 41,35% la domanda sorge spontanea: ed adesso che si fa?
Le ultime operazioni di aumento di capitale, viste a Piazza Affari, ci avevano abituato ad assistere alla vendita in massa dei diritti nella prima giornata di contrattazione, ci troviamo così in un contesto completamente rovesciato.
Ed allora: come comportarsi?
In altre parole dopo questa prima giornata boom l’operazione di adc comporta più rischi o più opportunità?
Per cominciare, intanto, vediamo a quanto corrisponderebbe la quotazione di Banco Popolare ante aumento di capitale, azione + diritto = 15,78 + 6,18 = 21,96 euro.
Anche se “storicamente” non si tratta di un livello elevato, non dobbiamo dimenticare che soltanto il 16 luglio scorso il titolo quotava 8,86 euro, quindi in otto mesi e mezzo ha guadagnato all’incirca il 150%!!!
L’odierna quotazione il titolo non la vedeva esattamente da tre anni (28 marzo 2011).
Gli azionisti che stanno registrando un guadagno dal loro investimento cominciano, di conseguenza, ad essere tanti, in parole povere chi ha acquistato il titolo negli ultimi tre anni, e naturalmente lo ha tenuto fino ad ora, in questo momento sta registrando una performance positiva.
Non sarà un fattore determinante nella decisione di vendere o meno, ma può influire, perlomeno certamente influenza la volatilità del titolo (come se ce ne fosse ancora bisogno).
Ma forse il dato sul quale porre maggior attenzione è la differenza fra il valore dell’azione ed il diritto.
L’azione al fixing ha quotato 15,78 euro, il diritto 6,18 euro, dato che sappiamo che lo stesso ci permette di acquistare un’azione al prezzo di 9 euro in questo momento sarebbe economicamente conveniente acquistare il diritto (6,18 + 9 = 15,18).
Ovviamente questa condizione è “naturale”, in pratica è normale che costi di meno, in questo momento, ossia dopo un solo giorno dall’inizio dell’operazione, acquistare diritti anziché direttamente l’azione, ma la domanda da porsi è: questa differenza è troppo significativa?
In effetti fra 15,78 e 15,18 euro ci sono 60 centesimi pari a circa il 4%, il mercato cosa sta indicando con una tale differenza?
La risposta più scontata (ma non per questo quella giusta) è che la volatilità fa sempre paura.
E’ evidente che sul mercato dei diritti ci sia chi è entrato solo per scopi speculativi, cioè per cercare performance di brevissimo periodo, ma risulta fisiologica anche la vendita, da parte dei vecchi azionisti, di un certo numero di diritti.
Questa differenza (il 4%), tenderà naturalmente a ridursi col passare dei giorni, fino ad azzerarsi con l’approssimarsi della scadenza della trattazione dei diritti (il 10 di aprile), e sarà determinante per cercare di capire come si muoverà il mercato, anche se naturalmente siamo solo al primo giorno ed è difficile fare previsioni.
Occorrerebbe infatti chiedersi se questo gap si chiuderà perché scenderà il prezzo dell’azione o perché salirà il prezzo del diritto.
Personalmente ritengo che l’euforia sul titolo sia eccessiva, le notizie che gli acquisti più cospicui arrivino dall’estero hanno alimentato aspettative eccessive, si possono anche fare dei grossi guadagni con operazioni intraday, ma non dimentichiamoci che Banco Popolare resta una banca che deve confrontarsi giornalmente soprattutto in un contesto economico, quello italiano, che al momento ha grosse difficoltà, e non saranno superate nel breve periodo.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro