Basta con le “professioniste” dell’antirazzismo
E’ bastato che Angelino Alfano usasse l’espressione “Vu’ Cumprà” per sentirsi appiccicare l’infamante etichetta di “razzista”, ormai possiamo tranquillamente dire che in Italia si sta diffondendo sempre più una nuova e terribile malattia che potremmo denominare “sindrome Tavecchio”.
Ho sempre ritenuto gli italiani un popolo che non potesse essere tacciato in alcun modo di razzismo, non tanto per virtù proprie, quanto perché sono state talmente numerose le dominazioni straniere nel nostro Paese che siamo stati abituati ad avere “forestieri” in casa, naturalmente qualche idiota non manca, ma più che una minoranza potremmo riferirci ad numero insignificante di persone.
Ultimamente, però, forse potrei ricredermi, non tanto per gli episodi accaduti, bensì per le reazioni, io infatti ribalto completamente la situazione.
Abolito dal nostro vocabolario il termine “negro”, diventato molto più di una bestemmia, una parola davvero impronunciabile, al punto che fra poco qualcuno proporrà di cambiare anche i nomi al fiume Niger ed allo stato della Nigeria per la loro radice etimologica, sta quasi scomparendo anche l’appellativo “nero” per far spazio a quella vera espressione inequivocabilmente razzista che è “di colore”.
Che l’espressione “di colore” sia utilizzata dai “veri” razzisti non c’è alcun dubbio, perché infatti non usare il termine nero? Perché gli si associa una sorta di inferiorità? Ed allora, per logica, se alla parola “nero” viene associato il concetto di “inferiorità” … questo è il vero razzismo.
A mio parere, quindi, sono molto più razziste le persone che oggi si scagliano ed inveiscono contro Carlo Tavecchio o Angelino Alfano che non gli stessi “imputati”, perché dietro una parvenza di comportamento umanitario, nella realtà, assumono, inconsciamente, sia ben chiaro, atteggiamenti razzisti.
Ho già più volte sottolineato, anche in articoli precedenti, come il concetto di “antirazzismo” è intrinsecamente sbagliato, chi si professa antirazzista non fa altro che accreditare i razzisti di una teoria che va combattuta, il razzismo va invece ignorato perché è una cosa talmente stupida per la quale non ha nessun senso nemmeno discuterne, anzi, come ho detto, così facciamo un danno.
Ignorare non è sottovalutare, semplicemente è non alimentare, praticamente soffocare facendo mancare “l’ossigeno” della discussione.
Per questo le “professioniste” dell’antirazzismo non servono, anzi, incolpevolmente sono dannose, perché alimentano un dibattito che non si dovrebbe nemmeno iniziare, ed i giornalisti, cercando scoop e lettori, ricercano e sostengono le diatribe sull’argomento.
Ogni volta che viene rimarcata un’espressione “sconveniente” e che può essere tacciata di una vena razzista ecco subito che i media, naturalmente per alimentare la polemica, vanno a rispolverare le due “professioniste” dell’antirazzismo, l’ex Ministro Kyenge e la Presidentessa della Camera Boldrini, ed anche questa volta è andata così (avevate dei dubbi), ed anche questa volta le due non si sono smentite.
La Boldrini ha utilizzato questo episodio per “vantarsi” di aver contribuito, nella sua precedente attività, alla nascita della Carta di Roma, che sarebbe un protocollo per un’informazione corretta sui migranti e rifugiati (quindi un qualcosa che non ha nulla a che vedere con quanto detto da Alfano).
Ma poi la Presidentessa della Camera ha aggiunto una considerazione che la dice lunga su quale sia la sua supponenza, e contemporaneamente quanto ella sia distante dal mondo reale dichiarando che “l’opinione pubblica forma le proprie convinzioni soprattutto attraverso i media e le posizioni espresse da chi svolge ruoli politico-istituzionali” davvero una boria insopportabile.
Per la Kyenge, invece, le parole di Alfano “non dovrebbero essere pronunciate nemmeno al bar”.
Ed una frase di questo tipo è perfetta per accreditare il pensiero che ho espresso proprio in questo articolo.
Innanzitutto qualora l’espressione “vu’ cumprà” fosse ritenuta offensiva, non bisogna dimenticare che è stata rivolta dal Ministro Alfano verso coloro che svolgono una attività illegale, quindi sarebbe un po’ come scandalizzarci nell’utilizzo del termine “criminale” quando ci riferiamo ad un assassino.
Ma poi, se noi seguissimo lo stesso metro che usa la Kyenge per considerare “razziste” alcune espressioni, allora farei notare che nella frase dell’ex Ministro di origine congolese c’è un’implicita considerazione: ossia che i bar siano luoghi di bassa lega nei quali si possono usare espressioni rozze e triviali.
Ne dovremmo quindi dedurre che la Kyenge ha un comportamento “razzista” nei confronti di coloro che frequentano questi locali pubblici?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro