Beppe Grillo: un pugile suonato, ma nel M5S ci sono grandi persone
Voleva menar fendenti a destra e sinistra, ha finito per incassare dei diretti al volto e alla fine, come per un pugile suonato, dal suo angolo, per pietà, è stata lanciata la spugna.
Beppe Grillo, con la faccia tumefatta, per il momento si fa da parte, il colpo finale è arrivato quando alcune decine di attivisti si sono radunati sotto casa sua per contestare l’ennesima espulsione di parlamentari.
E’ stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ormai la misura era colma, stava collezionando una magra dopo l’altra, ma penso che il vedere i suoi “adepti” sotto il suo balcone che gli gridavano di tutto deve esser stato per lui un dolore insopportabile.
D’altronde la persona è confusa, forse le idee chiare non le ha mai avute, ma ultimamente sembrava uno psicotico, dopo il clamoroso successo alle elezioni politiche del 2013 pensava forse di essere arrivato a Palazzo Chigi, è rimasto invece nella sua villa di Marina di Bibbona e quando si sposta col suo camper, non ci sono più le folle oceaniche ad accoglierlo.
C’è da capirlo, cadere fa male, se poi si cade dall’alto … ancora di più. Forse si era illuso che dopo il fallimento di Bersani fosse data una chance anche a lui, povero illuso.
Sia ben chiaro che non voglio infierire su Beppe Grillo e sul Movimento Cinque Stelle, ho da sempre fatto notare la “pochezza” della proposta politica, un partito (o un movimento, chiamatelo come volete) non si può reggere sull’acqua pubblica, la connettività ed amenità del genere.
Contemporaneamente, però, ne ho apprezzato, e ne apprezzo tutt’ora, degli aspetti estremamente positivi che, qualunque sia lo sviluppo che avrà il M5S, rimarranno degli esempi da seguire.
Non mi riferisco tanto alla restituzione parziale degli stipendi percepiti dai parlamentari, comunque lodevole, quanto alla straordinaria dimostrazione di buona amministrazione della cosa pubblica data dal napoletano Roberto Fico che, come Presidente della Commissione di Vigilanza della Rai, aveva diritto ad una indennità aggiuntiva annua pari a 26.712 euro.
Ebbene Fico HA RINUNCIATO totalmente a quell’indennità, non ha speso un centesimo dei 4.000 euro annui che ha a disposizione come spese di rappresentanza e non ha mai usato l’auto blu.
In un’Italia in cui gli sperperi e gli sprechi sono purtroppo all’ordine del giorno, questo risulta un grande, fulgido esempio per tutti coloro che amministrano la cosa pubblica.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro