Borse: in Europa la grande malata è la Germania
L’Italia di Renzi, l’unico Paese fra quelli industrializzati la cui economia finirà in recessione nell’anno in corso? La Francia di Hollande che anche quest’anno sforerà, e di molto, il deficit massimo stabilito con gli accordi di Maastrich?
Macché! A guardare gli indici di Borsa sembra che la grande malata d’Europa sia la Germania della Merkel!
La Germania della Merkel?
Sì, proprio il panzer tedesco, la locomotiva d’Europa, il Paese economicamente più virtuoso.
Dall’inizio dell’anno il Dax30 di Francoforte, l’indice di riferimento della Borsa tedesca, sta perdendo il 7,99%, il Ftse100 di Londra il 5,81%, il Cac40 di Parigi il 4,72% e … udite udite … il Ftse Mib40 di Milano, l’indice principale della Borsa italiana … GUADAGNA l’1,23%!!!
Siamo i migliori … almeno in questo 2014 … almeno in Borsa.
Strano che Renzi non se ne vanti! Forse non glielo hanno detto!
Ma torniamo a Francoforte, è chiaro che la discesa dell’anno in corso è anche figlia, anzi, è soprattutto figlia della continua salita che dal settembre 2011 al giugno di quest’anno aveva portato il Dax di Francoforte a raddoppiare le proprie quotazioni.
Il valore dell’indice di riferimento della Borsa tedesca, infatti, è passato, in meno di tre anni, dai 5.000 punti del 12 settembre 2011 ai 10.000 punti del 9 giugno 2014 ed a tal proposito è giusto fare alcune considerazioni.
Sapete tutti che ritengo non solo inutile, ma senza senso, effettuare delle scelte di investimento basandosi sul raggiungimento o meno di “cifre tonde” degli indici di Borsa, è innegabile, però, che, per il genere umano, le “cifre tonde” hanno sempre avuto un grande fascino, non a caso si festeggiano i compleanni e gli anniversari come, ad esempio, il centenario.
Ed allora è curioso notare come il Dax30 la cui salita sembrava inarrestabile, raggiunta quota 10.000 punti, improvvisamente, abbia risentito dello “sforzo” prodotto per arrivare su quella vetta, fino ad allora inviolata.
Sono state soltanto cinque in totale le sedute in cui il Dax30 ha fatto registrare al fixing un valore superiore ai 10.000 punti, e non è mai andato molto oltre questo livello, il massimo storico è stato stabilito il 3 luglio quando l’indice al termine delle contrattazioni ha fatto segnare 1.029,40 punti, il giorno successivo è stato anche l’ultima volta che il Dax ha visto quella quota.
Ma c’è una cosa ancor più curiosa.
Circa un anno fa, il 29 ottobre del 2013, per la precisione, il Dax30 superava per la prima volta i 9.000 punti, da quel momento accadeva una cosa curiosa, per ben tre volte, infatti, l’indice tedesco, ritracciando, si era ritrovato su quella quota, ma non l’aveva mai violata al ribasso se non in intraday.
Il 13 dicembre dello scorso anno, infatti, si fermava a 9.006,46 punti, il 13 marzo di quest’anno a 9.017,79 punti, il giorno successivo scendeva in intraday sotto quota 9.000, ma al fixing risaliva a 9.056,41 punti e la medesima cosa accadeva l’8 agosto quando in intraday tornava di nuovo sotto, ma in chiusura l’indice faceva segnare 9.009,32 punti. Insomma, al fixing, seppur di un soffio, questa quota dei 9.000 punti non veniva mai violata, per questo motivo, molti analisti guardavano in questa settimana con particolare attenzione all’indice tedesco.
Ed ecco ora cosa è accaduto:
Mercoledì 9 ottobre il Dax chiude a 8.995,33 punti, quota 9.000 è stata violata, seppur di poco, il giorno successivo, però, con un minimo rialzo (fra l’altro in controtendenza rispetto agli altri indici europei) il Dax di Francoforte torna a 9.005,02 punti.
E poi arriva la seduta di ieri.
Venerdì 10 ottobre l’indice della Borsa di Francoforte, il Dax30 crolla del 2,40% precipitando a 8.788,81 punti, il 12,37% in meno rispetto al massimo assoluto stabilito il 3 luglio, cioè poco più di tre mesi fa.
Per molti analisti un segnale inequivocabile dell’inversione definitiva del trend e dell’inizio di una nuova fase ribassista per le Borse europee ed in particolare per quella tedesca.
Sono senza dubbio diverse le analisi che si possono fare per giustificare l’andamento della Borsa di Francoforte da tre mesi a questa parte, ma riteniamo di poter dire che, principalmente, il mercato ha finalmente capito che la Germania non può ingigantirsi oltremisura a scapito degli altri Paesi dell’eurozona.
Se attorno a te crei terra bruciata, prima o poi anche tu avrai difficoltà ad approvvigionarti delle provviste necessarie alla sopravvivenza.
Per quanto ci riguarda, noi, possiamo andare avanti a far parte del “gregge”, avremmo bisogno di una scossa, anzi di più di un elettrochoc, ma abbiamo paura e siamo soggiogati, eppure, da perdere, avremmo solo le catene.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro