Borse: quando finiranno i rialzi?

Borse: quando finiranno i rialzi?

Vi propongo due mail che, a distanza di poco più di un mese ho ricevuto da un Lettore che, per comprensibili motivi professionali, preferisce rimanere anonimo.

 

Il 29/04/2014 18:45, ……. ha scritto

Gent.mo dott. Marcotti

vedo che un po’ tutti voi analisti da anni tracciate scenari apocalittici specie sulla Borsa italiana. La quale però, guarda caso è addirittura, negli ultimi mesi la più forte a livello mondiale. Non pensa che ormai la distanza fra finanza ed economia è tale che è inutile andare a vedere tassi di disoccupazione ecc e con i tassi d’interesse così bassi i soldi si rovesciano sulle azioni specie delle borse che sono rimaste più indietro v. quella italiana? Altrimenti non le sembra che colossi come Black Rock comprerebbero in Italia.

Forse un giorno le borse quella italiana in primis crolleranno. Ma quando, e dopo quanto rialzo, sia pure alimentato dalla cartaccia?

Buona serata!

 

Il Martedì 18 Marzo 2014 19:05, ……. ha scritto:

 

Gent.mo dott. Marcotti

sono passati quasi tre anni dal ns ultimo contatto ma leggo tutte le sere i suoi commenti su Trendonline e sul suo sito Finanza in chiaro.

Beh, ammetterà che ad ogni ipotesi catastrofista che ho letto e sulla quale, razionalmente non c’era niente da eccepire sono seguiti rialzi ruggenti.

Mi domando: se i mercati azionari salgono spinti dalla liquidità, non è inutile fare analisi? Tanto saliranno lo stesso.

Mi domando p.es dove si fermerà l’indice Ftse mib: quando Wall Street in questi anni non ha fatto che salire questo non saliva mai, anzi delle volte il Dax chideva a +1 ed il nostro a -1!

Cordialmente.

 

Fatemi innanzitutto sottolineare come le annotazioni del Lettore denotino che ci troviamo di fronte ad una persona intelligente (e non poteva essere altrimenti, visto che è un lettore di Finanza in Chiaro), detto questo, approfitto dell’occasione per lanciare una proposta. Personalmente ricevo diverse mail nelle quali mi vengono chieste le cose più disparate, io cerco di rispondere a tutti, se a volte mi è sfuggito qualcosa, ne approfitto ora per scusarmi, ma quando gli argomenti sono (a mio insindacabile giudizio) di interesse generale e degni di approfondimento, potrei, come in questo caso, pubblicarle (previa vostra autorizzazione) con in calce le mie riflessioni.

Istituirei, quindi, una specie di rubrica “lettere al Direttore” un po’ sui generis, invitandovi fin d’ora ad integrare la vostra mail, qualora lo desideraste, con l’autorizzazione ad una eventuale pubblicazione sul sito, citando o meno anche il vostro nome (non sarà mai, in alcun caso, pubblicato il vostro l’indirizzo mail).

 

E passiamo ora a rispondere ai quesiti che mi pone il Lettore, partendo da: “Forse un giorno le borse quella italiana in primis crolleranno. Ma quando, e dopo quanto rialzo, sia pure alimentato dalla cartaccia?”

Ebbene, il lettore ha perfettamente ragione, io penso di essere l’unico ad aver fortemente contestato “l’incensamento” nei confronti di Nouriel Roubini, al quale viene riconosciuto il merito di aver previsto per primo e con largo anticipo, la crisi economico/finanziaria del 2008. Si dimentica, però, di dire una cosa importantissima, e cioè che una previsioni generica e di lungo termine non ha alcun valore mentre assume tutta un’altra rilevanza se è circostanziata e di breve termine.

Tanto per capirci, ammetterete che una previsione del tipo “la Juventus, prima o poi, perderà una partita” non si possa neppure chiamare tale, mentre dire che “la Juventus perderà la prossima partita” ha tutt’altra valenza.

Non solo, ma si cita sempre la previsione di Roubini, fatta nel 2005/2006 in cui ipotizzava una futura crisi (arrivata poi nel 2008), mentre non si parla mai che lo stesso Roubini, quando nel 2009 la Borsa statunitense cominciò a riprendere, dichiarò più volte che era solo un rimbalzo di breve periodo e che sui mercati finanziari, cito a braccio: “Si stava per abbattere una violenta tempesta al cui confronto la crisi del 2008 poteva risultare una pioggerellina”. Ebbene chi (e riteniamo possano essere stati in molti) avesse seguito le sue previsioni e quindi impostato operazioni di carattere ribassista, oggi avrebbe dilapidato interamente il proprio patrimonio.

A mio parer, quindi, Roubini ha fatto molti più danni che portato benefici agli investitori di tutto il mondo, ma, sapete come vanno le cose su questa Terra, ci sono ancora tantissime persone che pagano migliaia di dollari per andare a sentire le sue conferenze e lui, quindi, fa bene ad intascarseli.

Quest’anno io “festeggerò” (si fa per dire) i trent’anni da quando ho percorso i miei primi passi in ambito borsistico, e l’esperienza mi fa dire che ho conosciuto molte persone che hanno dilapidato sui mercati interi patrimoni, pochissime, quelle che sono diventate ricche, la maggior parte, invece, ha incrementato i propri risparmi recuperando perlomeno l’erosione dovuta all’inflazione.

Tutto ciò è accaduto perché, come suol dirsi, la Borsa sale per le scale e scende con l’ascensore. Ho già avuto più volte modo di giustificare in maniera “logica” questo andamento dei mercati borsistici, per cui, per un analista, ritengo che sia corretto “gridare” se abbia sentore che le cose possano rapidamente precipitare. Le ustioni quando il mercato crolla sono molto più dolorose delle soddisfazioni che si hanno quando lo si vede crescere. Certo, vorrei dirvi di vendere tutto ed investire l’intero vostro patrimonio in operazioni ribassiste il giorno prima del crollo di Borsa, ma non so quando questo accadrà (forse era superfluo da parte mia ammetterlo).

 

E passiamo all’altra domanda

Non pensa che ormai la distanza fra finanza ed economia è tale che è inutile andare a vedere tassi di disoccupazione ecc e con i tassi d’interesse così bassi i soldi si rovesciano sulle azioni specie delle borse che sono rimaste più indietro v. quella italiana?

Anche questa una domanda interessantissima.

Allora, la mia risposta è no! L’economia e la finanza non potranno mai andare di pari passo perché sono misurate con strumentazioni diverse, come ho detto più volte l’economia è un termometro e la finanza un barometro, non misura quindi il valore attuale, ma prevede quale possa essere il valore futuro. Detto questo, però le due cose (economia e finanza) non possono essere, se non per tempi brevissimi, completamente decorrelate. Qui si aprirebbe un discorso lunghissimo (davvero occorrerebbe scrivere un libro) sulla correlazione fra l’economia e la finanza, mi limito solo a dire che il coefficiente di correlazione è uno dei più importanti parametri che la statistica ha messo a disposizione di tutte le scienze, e sapete che io ritengo (so di essere parziale, scusatemi) che la statistica sia la scienza più importante in qualsiasi campo del sapere umano.

Ma arriviamo ad un punto per me estremamente interessante, una di quelle teorie, accettate da tutti e sulla quale io non sono assolutamente d’accordo.

Mi riferisco al concetto per cui i soldi verrebbero indirizzati verso quei mercati che sono “rimasti indietro”. Io ritengo che, se sono “rimasti indietro” … ci sarà un motivo.

In finanza non funziona la legge dei vasi comunicanti, è certo che lo sviluppo economico di un Paese importante o di una intera area geografica potrà avere effetti positivi ed allargarsi a macchia d’olio interessando anche altre realtà, ma questo è un concetto estremamente diverso da quello citato precedentemente.

Anche perché, altrimenti, proprio per le proprietà di efficienza del campo finanziario la crescita dei mercati dovrebbe essere omogenea, in quanto appena si crea una disparità gli “speculatori” dovrebbero dirigersi verso i mercati “rimasti indietro” e riequilibrare così immediatamente la situazione.

Insomma se un Paese è cronicamente meno efficiente rispetto ad un altro le distanze fra i due tenderanno al ampliarsi e non a ridursi.

Si devono quindi indirizzare gli investimenti sempre verso le aree ed i settori con le maggiori potenzialità di crescita indipendentemente dal fatto che siano “rimasti indietro” o meno.

Concludo poi giustificando, sinteticamente, la mia diffidenza nei confronti dei rialzi ai quali da un po’ di tempo, stiamo assistendo sui mercati borsistici. Ebbene vi accennavo precedentemente della mia esperienza trentennale, ma se anche fosse secolare non avrei mai avuto ricordo di un periodo in cui i tassi di interesse siano risultati così bassi e per così lungo tempo come quello che stiamo vivendo. Questo è un aspetto che dovrebbe preoccupare.

Dovremmo tutti augurarci che i tassi possano al più presto risalire, vorrebbe dire avere un’economia in ripresa ed in grado di “sopportare” tassi più “normali”, seppur storicamente bassi, ma appena soltanto si accenna ad un possibile aumento … apriti cielo! Capite che questo deve preoccupare? Capite che questo è un segnale inequivocabile che si sta vivendo “al di sopra delle nostre possibilità” (sto parlando a livello mondo, non solo Italia) e prima o poi ci verrà chiesto il conto!

E per limitare l’analisi all’Italia, il nostro Paese avrebbe bisogno di essere rivoltato come un calzino, non servono cure palliative, anzi non si possono neppure chiamare così. Prendo solo ad esempio l’ultima cosa di cui si parla adesso, la riforma della Pubblica Amministrazione. Ora, anche la persona più sprovveduta sa che gli esuberi nella Pubblica Amministrazione si possono valutare in almeno un milione (uno ogni tre), non sono un cinico, non voglio portare alla fame milioni di famiglie italiane, sto solo descrivendo una situazione così come si presenta adesso.

Ebbene appena Cottarelli si azzarda a parlare di 85.000 esuberi (che è evidentemente un numero ridicolo) colui che dovrebbe portare avanti questa riforma “epocale”, cioè Matteo Renzi, si affretta subito a dire che non ci sono lavoratori in eccesso (figuriamoci!) proprio perché ha paura di perdere qualche migliaio di voti. Ora, secondo voi, che razza di riforma potrà mai uscirne se ci sono queste premesse?

E l’Italia è così costretta, per rincorrere l’Europa, ad “andare fuori giri”. Attenzione, però, portando la macchina fuori giri, non danneggerò immediatamente il motore; se rientro in breve tempo su valori normali, infatti, non succede nulla di grave. Se però io faccio fare alla mia automobile 100 chilometri costantemente fuori giri, eh … allora devo aspettarmi, che prima o poi “salti” qualcosa.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro