Caro Draghi, quando ammetterai che il Quantitative easing non funziona?
Avevo manifestato numerose perplessità sulle proprietà “taumaturgiche” del Quantitative easing annunciato da Draghi ad inizio anno e poi effettivamente partito nel mese di marzo.
Siamo ad un terzo del programma (sono passati sei mesi e la durata prevista, salvo proroghe, è di un anno e mezzo) e, a dir la verità, gli effetti miracolosi non si sono visti.
E sì che Draghi aveva proprio stupito tutti: 1.100 miliardi di euro, 60 miliardi al mese per 19 mesi sembrava una cifra iperbolica, in grado di smuovere l’economia europea che da tempo non dava, come suol dirsi, “segni di rallentamento” … era proprio ferma col freno a mano tirato.
Tuttavia i primi segnali che il Quantitative easing non stesse dando i frutti sperati si erano visti immediatamente, vi ricorderete certamente che Draghi aveva parlato di un “aumento degli acquisti mensili” dovuti all’avvicinarsi del periodo estivo nel quale il mercato è normalmente “meno liquido”, insomma una scusa per aumentare ancora l’importo.
Nulla di preoccupante, si sa, gli aggiustamenti in corso d’opera sono la normalità quando si tratta di interventi pubblici nell’economia, e fare previsioni accurate in questo campo è da sempre una delle cose più difficili. Un conto, però, è regolare il meccanismo, un altro stravolgerlo.
Il “Bazooka” di Draghi, infatti, sino ad oggi, si è dimostrato poco più di una scacciacani.
Stampare soldi e con questi comprare titoli dello Stato (questo è il Quantitative easing in soldoni) produce effetti controversi che innescano infiniti dibattiti fra gli economisti, c’è un aspetto, però, su cui tutti concordano: il Qe alimenta l’inflazione. D’altronde, se si immette della “nuova” liquidità nel sistema, almeno in parte, andrà ad impattare sui prezzi.
Ed ecco infatti che tre mesi fa, Draghi si presenta alla conferenza stampa tenuta a margine del Consiglio direttivo che aveva riunito i 19 Governatori dell’eurozona ed i 6 Membri del Comitato esecutivo, buone notizie non ne ha, il Qe non sta producendo gli effetti sperati, ma naturalmente lui deve negare l’evidenza ed annuncia raggiante: “Il Qe funziona! Se serve lo aumenteremo!”.
E qui, perdonatemi l’espressione, casca l’asino!
Scusate, ma a me sembra di cogliere una piccola contraddizione: se “funziona” … perché aumentarlo? Di solito si vanno a variare le cose che non funzionano. Ma questo, cari lettori, è solo un dettaglio.
I soliti giornali “autorevoli” (leggasi Il Sole 24 Ore) danno enfasi alle parole di Draghi (Funziona, funziona!!!), senza sottolineare che l’euforia del Presidente della Bce non deriva da un’improvvisa e mirabolante nuova crescita economica dell’eurozona, bensì dal fatto che la stessa Bce, ha deciso di alzare le stime sull’inflazione per l’anno in corso … dal +0,1 al +0,3%!!!
TUTTO QUI????
Cerco di immaginarmi il clima di quel Consiglio direttivo della Bce. Aria cupa e mesta, Draghi che si siede e chiede ai 19 Governatori: “Avete qualche buona notizia?” e questi che non proferiscono parola abbassando e scuotendo la testa. “Ed ora io cosa vado a dire ai giornalisti là fuori?” avrà aggiunto il Presidente della Bce “Che non funziona? Sapete cosa succede sui mercati se ammetto che per il momento il Qe non ha ancora dato risultati apprezzabili?” Ed allora qualcuno avrà suggerito di dire che è aumentata l’inflazione “Ma non è vero!” avrà controbattuto adirato Draghi “Eurostat mi smentirà subito!” … “Ed allora diciamo che abbiamo rivisto al rialzo le stime sull’inflazione, tanto quelle le decidiamo noi, nessuno può smentirci!” (Questa l’avrà proposta il Governatore della Banca d’Italia, ormai avvezzo a formulazioni fantasiose). E così è andata.
Ora sono passati altri tre mesi, c’è stato un nuovo Consiglio Direttivo, il clima ancora più cupo, la domanda di Draghi ancora più urlata “Ed io cosa vado a dire ai giornalisti là fuori?”.
Ed il Governatore della Banca d’Italia che cerca di intervenire, ma stavolta viene zittito da Draghi che, fuori di sé sbraita “Eh! No, basta! Io ho solo una faccia e le figure di … non mi piace farle”.
Quindi si presenta alla conferenza stampa e dice che si vede costretto a tagliare le stime sull’inflazione. Sì quelle che aveva alzato soltanto tre mesi fa, ora le taglia!!!
Ora ditemi, ma secondo voi che credibilità può avere un “Istituto” che tre mesi fa alza le stime e oggi le abbassa? E guardate che questo “Istituto”, cioè la Bce, è quello dal quale dipendono tutte le scelte di politica monetaria del Vecchio Continente.
Ma a chi siamo in mano?
Ah! Solo per finire …
Oltre a ridurre le previsioni di crescita dell’inflazione Draghi ha dovuto anche tagliare le stime sul Pil dell’intera eurozona (e ti pareva!) perché “la crescita economica è più lenta del previsto” che tradotto in italiano vuol dire: il declino continua.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro