Cassa Integrazione, la situazione potrebbe diventare esplosiva
Anche quest’anno, se va bene, saranno più di un miliardo le ore di cassa integrazione, ormai siamo su questi livelli da cinque anni e i miglioramenti arriveranno sempre … l’anno prossimo.
La situazione, invece, non solo non migliora, ma peggiora, perché, come sapete, c’è cassa integrazione … e … cassa integrazione, nel senso che c’è l’ordinaria, la straordinaria e … quella in deroga.
E finisce qui?
Sì, purtroppo, nel senso che poi c’è un’ampia fascia di lavoratori, tutti gli “autonomi”, che la cassa integrazione se la sognano, sono invece abbandonati a se stessi ed, in qualche caso, alla loro disperazione.
La cassa integrazione dovrebbe essere solo ordinaria, ossia un “istituto” fondato per sostenere, con fondi dell’INPS, il reddito dei lavoratori di aziende TEMPORANEAMENTE in difficoltà e che quindi si trovano costrette a dover fare a meno della prestazione lavorativa di parte della manodopera.
Ma, ed è questa la notizia peggiore, attualmente ben 294.000 dei 528.000 lavoratori posti in Cig a zero ore, quindi ben più della metà, beneficiano della cassa integrazione straordinaria.
In Italia, si sa, non c’è nulla di più ordinario dello straordinario, e questo è proprio l’esempio più lampante. Si tratta infatti di un “istituto” (che, appunto doveva avere carattere “straordinario”) fondato per sostenere, con fondi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il reddito dei lavoratori di aziende in ristrutturazione, riorganizzazione, riconversione, aziende di particolare importanza, o in liquidazione, procedura concorsuale di fallimento … sì, insomma, avete capito, non difficoltà temporanee.
Ed anche questo non basta perché, ormai quasi un cassintegrato su cinque beneficia della cosiddetta cassa integrazione “in deroga”, e cioè quella istituita per sostenere i lavoratori di determinate aree geografiche o settori produttivi, finanziata con la fiscalità ordinaria.
Ma il decreto ministeriale che riduce, per il 2015, la cassa in deroga ad un periodo massimo di 5 mesi ed impone limiti più stringenti riguardo all’anzianità lavorativa potrebbe rivelarsi una “bomba sociale”, soprattutto in certe aree del Paese.
Non si vede davvero cosa possa far cambiare una situazione che ci sta portando alla disgregazione sociale, vedete voi una via d’uscita possibile che non passi per un cambiamento radicale della nostra economia?
Se vogliamo evitare la catastrofe occorre che la ripresa parta SUBITO e per migliorare IMMEDIATAMENTE la competitività delle nostre aziende, c’è un solo modo.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro