Chi ha in mano il nostro debito pubblico?
I dati riguardanti l’ammontare del debito delle Amministrazioni pubbliche vengono comunicati mensilmente dalla Banca d’Italia che fornisce anche una serie di interessanti elaborazioni.
Da ormai sedici anni, infatti, la nostra Banca Centrale pubblica il “Supplemento al Bollettino Statistico”, sul quale non solo viene riportato l’ammontare del debito e del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche, ma anche una serie di analisi come quella riguardante la durata, la suddivisione per aree geografiche, i sottosettori ed i detentori, e molto altro ancora.
A questo proposito ritengo interessante soffermarci sulla suddivisione in base ai soggetti che detengono il nostro debito pubblico. E’ questo un aspetto fondamentale anche per determinare la “dipendenza” dell’Italia dall’estero, o meglio la possibilità di venir attaccati da fenomeni speculativi a livello mondiale.
Si ripete spesso, infatti, che il Giappone, pur avendo un debito pubblico stratosferico, addirittura quasi il doppio del nostro in rapporto al Pil, abbia un debito considerato “sostenibile”, e possa continuare a pagare interessi estremamente bassi, in quanto la stragrande maggioranza di questo debito è detenuto dai giapponesi stessi.
La cosiddetta speculazione, invece, nel 2011 (Governo Berlusconi), si sarebbe accanita contro il nostro Paese, facendo schizzare lo spread oltre quota 500 punti, proprio perché una buona parte del nostro debito pubblico sarebbe in mani straniere.
Così ce l’hanno raccontata, ma è vero?
Per rispondere basta andare a vedere i dati pubblicati da Banca d’Italia.
Partiamo dalla fine, l’ultimo Supplemento al Bollettino Statistico stilato da Bankitalia è stato pubblicato pochi giorni fa, i media, dopo aver sottolineato che il debito pubblico a novembre è rimasto sostanzialmente invariato rispetto ad ottobre, hanno messo in evidenza non tanto i dati comunicati dal nostro Istituto Centrale, quanto una elaborazione degli stessi effettuata da Reuters.
Ed allora, voi avete letto sui nostri quotidiani titoli di questo tipo: “Debito pubblico, il 39% è in mano ad investitori stranieri” (Il Fatto Quotidiano) oppure “Debito pubblico stabile, più titoli di Stato in mano agli stranieri” (Milano Finanza).
Inoltre all’interno dei vari articoli pubblicati, sempre citando Reuters, viene dato molto risalto al fatto che le famiglie italiane possederebbero soltanto una parte esigua del nostro debito pubblico, occorre quindi fare estrema chiarezza.
Innanzitutto va sottolineato che le elaborazioni di Reuters riguardano i titoli del debito pubblico in circolazione e non il debito pubblico nel suo complesso, come forse non tutti sanno, infatti, le due entità sono differenti, il debito delle Amministrazioni pubbliche italiane è pari a circa 2.212 miliardi circa, mentre i titoli dello Stato in circolazione sono pari a circa 1.871 miliardi quindi ci sono poco più di 340 miliardi di debito non coperto dall’emissione di titoli.
Ed allora riportiamo i dati pubblicati da Banca d’Italia che, ribadisco, si riferiscono al debito pubblico totale nel mese di ottobre 2015. Dunque, fatto 100 il debito pubblico complessivo:
il 7,1% è nelle mani di Banca d’Italia
il 30,0% è nelle mani di Istituti Finanziari Monetari residenti
il 20,3% è nelle mani di altre Istituzioni Finanziarie residenti
il 7,5% è nelle mani di Altri residenti
il 35,1% è nelle mani di non residenti.
Queste invece le elaborazioni di Reuters. Fatto 100 i titoli dello Stato in circolazione (quindi ribadiamo non il debito pubblico):
l’8,2% è in mano alla Banca d’Italia
il 21,4% alle Banche italiane
il 23,7% alle Assicurazioni ed ai fondi di Investimento
il 7,6% alla clientela retail
il 39,1% ad investitori esteri.
Questi i dati. Ora le puntualizzazioni.
Reuters specifica che la voce “Investitori esteri” include anche i titoli dello Stato detenuti da investitori domestici attraverso soggetti non residenti e quelli detenuti dalla Bce.
In altre parole se un risparmiatore italiano ha quote di un fondo di investimento gestito da una società estera che ha in portafoglio titoli dello Stato Italiani, quell’importo viene compreso nella voce “investitori esteri” (mentre nella realtà quelle quote sono possedute da un investitore italiano). Così per quanto riguarda l’ammontare dei titoli dello Stato italiano in mano alla Bce, che vengono inseriti nella voce “investitori esteri” nonostante la Bce sia partecipata anche dalla nostra Banca d’Italia.
Insomma queste puntualizzazioni per sottolineare che il dato riguardante gli investitori “esteri”, nell’elaborazione di Reuters, risulta “un po’ gonfiato” poiché in quella voce, come detto, vanno a finire anche un certo numero di investitori “italiani”.
Ma qualora accettassimo anche il dato di Reuters, ossia 39,1% una simile percentuale risulterebbe un’anomalia nel panorama europeo?
La risposta è “Sì” rappresenterebbe un’anomalia, MA A FAVORE DELL’ITALIA.
Ossia nella quasi totalità degli altri Paesi europei la percentuale del loro debito pubblico in mano ad investitori stranieri E’ MOLTO PIU’ ALTA!!!
E non mi sto riferendo solo alla Grecia (86%), Portogallo (72%), Irlanda (64%) e Spagna (44%), cioè ai PIGS, ma anche alla Francia (62%) e soprattutto alla virtuosissima Germania (63%)!!!
Cioè il 63% del debito pubblico della Germania è in mano a “non tedeschi”, certo è così anche perché Berlino viene considerata un ottimo debitore ed attrae capitali da tutto il mondo, è ovvio che questo fatto influisce sul dato in maniera determinante, ma rimane il fatto che l’allarmismo sul debito italiano troppo esposto a “mani straniere” è certamente ingiustificato.
Ed allora cosa vogliono gli “stranieri” da noi? Ed in particolare:
Cosa vuole l’Europa da noi?
Semplice, l’unica cosa che ci è rimasto: i nostri risparmi!
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro