Commissione europea, c’è posta per te. Anzi no!
Il postino non ha suonato al campanello della Commissione europea, non ha potuto consegnare nessuna lettera visto che quella che doveva arrivare dalla Grecia non è mai partita, forse mancavano i soldi per il francobollo.
Ed allora continua la sceneggiata, più patetica che mai e si sposta in là di un giorno, sperando in un … miracolo, anzi in qualcosa di più improbabile, ma gli attori sono stanchi anche di recitare. Forse si tirerà avanti perché c’è un pubblico pagante che altrimenti potrebbe reclamare la restituzione del biglietto, tutti però sanno già come andrà a finire, è già scritto da tempo.
Syriza è già andata in frantumi, ma non poteva essere altrimenti, se intendeva far restare la Grecia in Europa senza continuare a chiedere ai propri cittadini ulteriori sacrifici aveva semplicemente davanti a sé una missione impossibile da compiere.
Rimango personalmente della convinzione che la “proroga” di quattro mesi accordata ad Atene abbia il solo scopo di preparare la Grecia, l’Europa, ed il mondo intero alla prima fuoriuscita di un Paese dall’euro, lo penso soprattutto perché non esiste alternativa e qualsiasi altra soluzione sarebbe decisamente peggiore.
Se riflettiamo un attimo ed analizziamo soltanto quel che sta accadendo in queste ore, il quadro è chiaro, entro fine mese servono assolutamente 7 miliardi, che rapportati al debito del Paese ellenico sono un’inezia. Ebbene, dato che in cassa non c’è un centesimo la Grecia chiede un’anticipazione all’Europa che naturalmente è disposta a concedere, ma vuol sapere quali iniziative prenderà il governo Tsipras a copertura di questo ennesimo prestito.
Ebbene come noto queste misure dovevano essere scritte nero su bianco ed arrivare a Bruxelles entro ieri, non sono arrivate e già questo è un problema non da poco perché alcuni Stati (più seri del nostro) prevedono nella loro Costituzione che non possa essere solo il Governo a decidere di dare soldi ad un Paese straniero, ma la decisione deve essere ratificata dal Parlamento. Non ci sarebbero quindi forse già più i tempi affinché la Grecia possa avere questa “anticipazione” entro fine mese.
Ma, se anche un giorno in più o un giorno in meno non facesse la differenza, il fatto è che Tsipras & Co. non sanno dove sbattere la testa per trovare la copertura per questi sette miliardi (che ricordiamo trattasi di un’inezia rispetto al debito in scadenza nei prossimi mesi).
Come ormai usuale in tutto il globo, le decisioni politiche di una certa rilevanza vengono prima “anticipate” da un giornale (per gli Stati Uniti normalmente è il Wall Street Journal) per “saggiare” l’effetto sull’opinione pubblica. In questo caso è stato il quotidiano tedesco Bild ad annunciare il piano di Tsipras/Varoufakis, che prevede di incassare 800 milioni dalla lotta al contrabbando di sigarette, 1,5 miliardi dalla lotta al contrabbando di benzina, 2,5 miliardi dalla lotta all’evasione ed introiti fiscali arretrati e 2,5 miliardi da una patrimoniali nei confronti delle persone più facoltose.
Ovviamente pensare di incassare 7 miliardi in questo modo è pura fantasia, personalmente penso che in questa maniera non si riesca ad incassare nemmeno un euro.
Fa quasi sorridere pensare di dare coperture finanziarie con soldi che arrivano dal contrasto alla criminalità organizzata, chiediamo ai contrabbandieri di pagare le tasse?
Ma il resto è ancora più fantasioso, i greci che hanno arretrati fiscali non sono in grado di tirar fuori un solo euro, ormai sono stati spennati ed hanno difficoltà per il proprio sostentamento, queste persone quindi non solo non hanno l’intenzione di pagare i propri debiti erariali, ma non ne hanno proprio la possibilità.
Per quanto riguarda poi i “ricchi”, siamo venuti a sapere con queste anticipazioni della Bild che anche in Grecia, non solo in Russia quindi, esistono gli “oligarchi”, i quali verrebbero tassati con una patrimoniale aggiuntiva. Naturalmente questi ultimi, principalmente armatori, hanno già fatto sapere che se si prospettasse davvero una simile eventualità sarebbero pronti a lasciare il Paese. Da segnalare infine che già oggi la quasi totalità delle organizzazioni benefiche che aiutano la parte più povera della popolazione sono finanziate proprio da queste persone.
Insomma avete inteso perché essere scettici nei confronti di questo piano risulti quasi un eufemismo, non voglio però infierire perché obiettivamente non esiste una alternativa, quindi la sola speranza è che, se l’Europa “fa finta” di ritenerlo “una cosa seria da prendere in considerazione” lo faccia solo per dare un’ultima proroga (di quattro mesi) ed avere così il tempo per preparare la prima fuoriuscita di un Paese dalla moneta unica.
E’ solo la prima … siatene certi … ne seguiranno altre.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro