Cosa farà Draghi? Temporeggerà
Draghi come Fabio Massimo, passato alla storia con l’appellativo di Cunctator, “il Temporeggiatore”, oppure, anziché rispolverare la storia dell’antica Roma potremmo utilizzare come metafora il tiro della fune: finché le squadre in campo esercitano la stessa forza nessuna delle due prevale e si rimane in una situazione di stallo.
Insomma fra chi dice che occorre fare di più ed invita Draghi a spingersi lungo la strada dell’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi dell’eurozona e chi invece è assolutamente contrario non ritenendo queste operazioni prive di efficacia è quasi certo che prevarrà “la terza via”.
In effetti la Bce sta già facendo “qualcosa” e da non molto tempo, perché quindi non aspettare di vedere gli esiti delle operazioni in corso prima di prendere ulteriori decisioni?
Parrebbe una scelta dettata dal buon senso, ma a mio parere è solo un “tirare a campare”.
Siamo sempre allo stesso punto, la situazione di stallo, certo, deriva dal fatto che i due contendenti stanno tirando in senso opposto “con la medesima forza”, ma la situazione non cambierebbe se uno dei due dovesse prevalere.
E questo lo sappiamo con certezza perché non è che finora Draghi “non ha fatto nulla” ma ciò che ha fatto “non è servito a nulla”.
Perché?
Semplice! In una situazione “normale” l’abbassamento dei tassi crea la liquidità necessaria affinché l’economia possa ripartire, più o meno, nel dopoguerra è sempre andata così.
Questa crisi, però, è stata più grave di tutte quelle precedenti ed allora, ad esempio negli Stati Uniti, si sono aggiunte operazioni “non convenzionali”, tipicamente il Quantitative Easing, per stimolare la crescita.
Ovviamente queste operazioni non sono prive di indesiderabili “effetti collaterali”, però, se fossimo certi che funzionassero … il problema è che in Europa non solo i Paesi virtuosi come la Germania, ma ormai anche quelli periferici come Italia e Spagna hanno già in questo momento tassi a lungo termine inferiori a quelli degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, se li andiamo a deprimere ancora cosa otteniamo?
E non basta dire che ciò accade perché in Usa e UK le aspettative di inflazione sono superiori a quelle di Italia e Spagna ed i tassi bassi perciò riflettono solo le attese sui prezzi.
Anzi è proprio il contrario!!! E’ quindi un gatto che si morde la coda!!!
In pratica, ed in parole povere, se non abbiamo ottenuto risultati con i tassi a zero perché dovremmo ottenerli con un Quantitative Easing?
Ribadisco: NON E’ LA DOSE AD ESSERE SBAGLIATA, MA LA MEDICINA!!!
La medicina non dà effetti positivi, se non assolutamente risibili e ben inferiori a quelli collaterali, perché E’ LA COMPETITIVITA’ CHE MANCA ALL’EUROPA ed in particolari ai cosiddetti Paesi periferici.
Mettiamola così: se la nostra azienda produce un bene che non riesce a vendere perché troppo costoso e fuori mercato, non è che producendone di più risolve i suoi problemi, certo aumentando la produzione riuscirà almeno parzialmente a diminuirne il costo unitario, ma poi si crea un altro problema assolutamente da non sottovalutare.
A CHI VENDIAMO I PEZZI CHE ABBIAMO PRODOTTO IN PIU’???
Saremmo costretti, per smaltire le scorte, ad abbassare il prezzo di vendita e quindi ci ritroviamo con il problema precedente, un prezzo di vendita troppo basso rispetto a quello di produzione!!!
E’ chiaro perché prima ho parlato del “gatto che si morde la coda”???
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro