Crisi, diamo un’occhiata al sistema bancario
La crisi che ormai sta investendo da sette anni la nostra economia non ha risparmiato praticamente nessun settore e stilare una classifica dei comparti che hanno dovuto subire i maggiori danni è operazione praticamente improponibile.
C’è però un “misuratore”, magari non valido in assoluto, ma assolutamente razionale, per capire dove la crisi ha “picchiato” di più: le quotazioni dei titoli di Borsa.
Dall’inizio della crisi allora qual è stato il settore che ha visto scendere maggiormente le proprie quotazioni? Su questo non ci sono dubbi, è il comparto bancario, limitando l’analisi solo ai titoli presenti sul nostro indice principale, il calo registrato dal maggio 2007 ad oggi è risultato in media del 71%.
E questo nonostante dal 2007 alla fine dello scorso anno ci siano state ricapitalizzazioni del sistema (cioè soldi freschi che sono entrati) per un ammontare globale di circa 40 miliardi di euro.
Non sono bastati, anzi, nei primi sei mesi dell’anno in corso il comparto bancario è ricorso a diverse operazioni di aumento di capitale per un ammontare complessivo superiore agli 11 miliardi, una cifra pari a tre volte l’Imu sulla prima casa!
Ecco l’elenco delle operazioni in ordine di importo: Banca Monte dei Paschi di Siena 5 miliardi, Banco Popolare 1,5 miliardi, Banca Popolare di Vicenza 1 miliardo, Banca Carige 800 milioni, Banca Popolare Emilia Romagna 750 milioni, Veneto Banca 500 milioni, Banca Popolare di Bari 500 milioni, Banca Popolare di Milano 500 milioni, Credito Valtellinese 400 milioni, Banca Popolare di Sondrio 350 milioni e Banca delle Marche (un Istituto commissariato) per 300 milioni.
Tutti questi soldi “freschi” servono principalmente per presentarsi con i conti in ordine alla “vigilanza unica europea” il nuovo organismo che dovrà monitorare i maggiori Istituti a livello continentale.
Ma Banca Monte dei Paschi di Siena potrà così rimborsare, almeno in parte, i Monti-bond, ai quali aveva fatto ricorso negli anni scorsi, nel momento più duro della crisi.
Altri Istituti, però, ed è proprio il caso della Banca Popolare di Vicenza, oltre ad “irrobustirsi” patrimonialmente potrebbe utilizzare parte degli introiti per possibili acquisizioni.
L’offerta per la Popolare dell’Etruria, Istituto aretino il cui neo vice-Presidente è il padre dell’avvenente Ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi, è stata rifiutata (fortunatamente), quindi ora le attenzioni verranno rivolte verso altre realtà.
Naturalmente occorre guardare ai “saldi”, a quelle banche cioè con i conti … “in disordine” ed ecco che poco sotto al Po c’è proprio una bella “svendita”, si tratta della Cassa di Risparmio di Ferrara.
Se ne era già parlato diverso tempo fa, ma ora i colloqui si sono intensificati e si sta arrivando alla stretta finale, il prossimo mese verrà formula l’offerta ufficiale da parte della Banca Popolare di Vicenza.
L’Istituto emiliano, ricordiamolo, è stato commissariato, dopo che sono emersi ammanchi ed una contabilità “creativa” non proprio ortodossa, ma sembra proprio che i Commissari abbiano fatto un bel lavoro e si possa trattare con ampi margini di successo.
Anche perché il Presidente Zonin si è rivolta all’intera comunità ferrarese in maniera più che conciliante, parlando della salvaguardia totale dei livelli occupazionali, sia per quanto riguarda la sede che per quel che concerne le filiali, ma non solo, ipotizzando anche un forte investimento per l’intero territorio.
Insomma Zonin anziché il vino stavolta ha messo sul tavolo miele a profusione, Ferrara non vede l’ora che arrivi “l’uomo della provvidenza” in grado di far tornare un po’ di fiducia nel futuro di una comunità che da troppo tempo ormai vive solo di ricordi.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro