Crisi, perché aspettare il peggio?
Potremmo adattare la famosa battuta sull’America facendola diventare: “Papà, manca tanto alla Grecia?” “Taci e nuota”, per evidenziare come la nostra attuale classe politica anziché “condurci” verso la “terra promessa” ci sta portando verso il disfacimento totale del nostro Stato.
Ma se questo fosse necessario per ripartire?
Sapete che gli storici non sono mai riusciti a dare una risposta univoca alla domanda: se non ci fosse stata la seconda guerra mondiale noi avremmo ancora il fascismo?
E gli studiosi di entrambe le “fazioni opposte” hanno le loro buone ragioni, ogni schieramento ha valide argomentazioni a supporto della propria tesi. Di sicuro, però, possiamo dire che la guerra è stata uno spartiacque, in effetti si parla tuttora di “ante guerra” e “dopoguerra”.
Ed allora i nostri nipoti troveranno sui loro libri di storia espressioni del tipo “ante crisi economica” e “post crisi economica”?
Ciò che per ora sappiamo di certo è che questa crisi economica è già durata più della seconda guerra mondiale e non se ne vede minimamente una possibile uscita.
Ma perché, anche sapendo per certo che una volta terminata avremo uno straordinario boom economico non cominciamo a costruirlo adesso?
Perché, sapendo che l’Unione europea e la moneta dell’euro sono destinate inevitabilmente (è solo questione di tempo) ad esplodere, non ne acceleriamo i tempi evitandoci così il momento peggiore?
Se la seconda guerra mondiale fosse terminata prima ci saremmo evitati gli orrori delle bombe atomiche. Perché si deve arrivare al limite estremo?
Pongo quesiti, ma sottintendo ovviamente una risposta, se cercando di far uscire la nostra automobile dal fango vediamo che ad ogni accelerata anziché migliorare la situazione otteniamo solo di sprofondare ancora di più, perché non cambiare completamente strategia?
Lasciamo questa Europa di superburocrati per trovare la nostra vera dimensione.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro