Da Banca Popolare di Milano scappano tutti
La Banca meneghina da inizio anno è il miglior titolo dell’indice principale della Borsa italiana, il Ftse mib, con una performance del 65,89% eppure, nonostante ciò (o forse proprio per questo!!!), c’è chi se ne va.
Il titolo vale oggi poco meno di 0,75 euro, quanto valeva circa tre anni fa, è una valutazione storicamente molto bassa, ma è evidente che per molti le quotazioni pre-crisi, non si raggiungeranno mai più.
Anche la BpM ricorrerà a breve ad un aumento di capitale, ma “soltanto” per 500 milioni, la metà di quello che chiederà ai propri azionisti la Banca Popolare di Vicenza, un terzo del Banco Popolare ed un sesto dell’adc che vedrà protagonista MPS.
Ma i francesi di Credit Mutuel che detenevano il 6,86% del capitale in due giorni hanno azzerato la loro partecipazione, ed all’aumento di capitale hanno risposto: No grazie!
Naturalmente vengono addotti contrasti sul cambio di governance dell’Istituto che il prossimo 12 aprile sarà al vaglio dell’Assemblea dei soci, ma perché non pensare alla cosa più semplice?
Semplicemente perché non deve trapelare la minima sfiducia nei confronti del sistema bancario italiano, pena il fallimento della stagione degli aumenti di capitale (un totale di 8,5 miliardi in tre mesi).
E la cosa più semplice da pensare è che i francesi, che con la BpM non hanno fatto un grosso affare, ora che le quotazioni sono tornate su valori più accettabili hanno preso la palla al balzo e detto: Arrivederci e grazie.
D’altronde ricordate che aveva già abbandonato la nave l’ex Presidente Andrea Bonomi (che deteneva l’8% dell’Istituto), dopo contrasti insanabili con i famosi dipendenti-soci.
Ho avuto più volte modo di ribadire come la strategia del “dipendenti-soci” sia già alla base fallimentare, o si è soci, o si è dipendenti, l’ibrido è un obbrobrio, e, a lungo andare, crea solo contrasti ed inefficienza.
Comunque, ciò che ho detto io, e cioè che gli aumenti di capitale che le Banche italiane stanno per affrontare (quello del Banco Popolare è già in corso) non siano le operazioni che danno una svolta al sistema bancario italiano, ma soltanto la testimonianza della sua fragilità, non si può e non si deve dire.
E’ anche ovvio che il sistema bancario italiano è andato in crisi non perché a capo delle Banche in Italia ci siano delle persone mediocri (anche se in alcuni casi è vero, non siate maligni a pensare a MPS), ma perché c’è stata una crisi economica estremamente acuita dalla rigidità di una moneta per noi sopravvalutata che sta distruggendo un tessuto economico fino ad una quindicina di anni fa estremamente solido ed efficiente.
Le banche si sono venute a trovare nella necessità di aiutare l’economia reale da un lato e le finanze pubbliche dall’altro, una morsa che le sta portando all’eutanasia, ricorrere ai capitali privati come si sta facendo servirà solo ad allentare temporaneamente il tubo che porta l’ossigeno, null’altro.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro