Dmail acquista Seat Pagine Gialle? Il cieco che legge il libro al sordo!
Seat Pagine Gialle la gloriosa società che per tanti anni è stata il punto di riferimento per chi, svolgendo una attività commerciale o imprenditoriale, cercava visibilità, da tempo, come noto, è caduta in disgrazia.
Raccontare ai ragazzi di oggi cosa fossero le “Pagine Gialle” si rischia di passare per cavernicoli, ma qualcuno dovrà spiegare loro che si è vissuto per migliaia di anni anche senza telefonino, internet e Google.
Quando irrompe il fenomeno internet sulla scena mondiale, però, sconvolge tutti gli equilibri, chi lo ha capito in tempo si è salvato, gli altri sono stati spazzati via, investiti da uno tsunami di inaudita violenza.
Le vicissitudini attraverso cui è passata Seat Pagine Gialle sono ben note e se a tutt’oggi nessuno si è fatto avanti per acquisirla (ovviamente a costo zero) significa che la situazione è talmente grave da tenere alla larga ogni pretendente.
Ed in effetti chi può accollarsi 1,4 miliardi di debiti?
Naturalmente ci si dovrebbe chiedere come si sia potuto arrivare a questo punto, visto che il titolo è da sempre quotato in Borsa e quindi il bilancio dovrebbe essere vivisezionato almeno ogni tre mesi, al solito, insomma, la domanda da porsi è sempre la stessa: dov’era la Consob? Lasciamo perdere, sappiamo come vanno le cose in Italia.
Ed allora la società è finita in concordato preventivo, anticamera del fallimento, ecco, però, che quando tutto sembra perduto, arriva il principe azzurro, il salvatore della patria che, nel giorno in cui Seat annuncia il bilancio 2013 (perdite pregresse per 462 milioni di euro e patrimonio netto negativo) manda una “manifestazione di interesse vincolante”.
Bene! Si dirà, è un colosso in grado di far tornare le Pagine Gialle agli antichi fasti?
Beh, insomma, non proprio!
La “manifestazione di interesse vincolante” è arrivata dalla D.Holding che propone l’integrazione con fra Seat e la propria controllata Dmail. una società che in comune con Seat pagine Gialle non ha soltanto quella di essere quotata a Piazza Affari, ma anche quella di essere, a sua volta, in concordato preventivo.
Insomma, sembra proprio che per Antonio Percassi (i tifosi atalantini lo ricorderanno di certo) ed il socio Vittorio Farina, titolari al 50% della D.Holding, meno per meno faccia più.
Ebbene, in matematica funziona, in economia … ho qualche dubbio.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro