Dopo gli annunci di Draghi, cosa accadrà?
Tanti applausi e qualche fischio (proveniente dalla Germania) per le misure annunciate da Draghi all’indomani della riunione del Board della Bce, riportiamo a tal proposito un commento certamente autorevole.
“La Banca Centrale europea ha ridotto i tassi di interesse, annunciando al contempo anche un’ampia gamma di misure non convenzionali volte a sostenere la ripresa e favorire un’accelerazione della crescita dei prezzi. E’ evidente che tali misure vanno anche nel senso di favorire un deprezzamento dell’Euro.
Draghi ha quindi superato le aspettative del mercato adottando tutte le misure in discussione e lasciando la porta aperta a ulteriori future iniziative di quantitative easing attraverso l’acquisto di asset qualora ciò si rendesse necessario.
Le misure annunciate dalla Banca Centrale Europea sono di ampia portata e forniscono un importante supporto alla crescita e con essa alle prospettive future delle migliori società in Europa e a livello globale. Per quanto concerne la ricerca di reddito, il contesto di tassi ai minimi storici favorisce l’azionario, con particolare riferimento ai titoli delle società che staccano dividendi.
Inoltre risultano avvantaggiate le obbligazioni con rendimenti più elevati, quali ad esempio le emissioni ad alto rendimento (high yield) e quelle dei Paesi emergenti.
Rimane in questo contesto positivo ma oggetto di rapidi mutamenti particolarmente importante affidarsi a gestori capaci di selezionare in maniera mirata il mix di asset più efficace per ciascuna situazione di mercato, sia a livello azionario che obbligazionario”.
Commento di Paolo Federici, Managing Director Southern Europe and Latin America di Fidelity Worldwide Investment
Ci siete cascati vero?
Vi state chiedendo … a cosa?
Beh, semplicemente, questo commento non si riferisce, come si potrebbe pensare, alle ultime misure annunciate da Draghi giovedì scorso 4 settembre, bensì è stato pubblicato lo scorso 5 giugno all’indomani delle decisioni comunicate dal Presidente della Bce tre mesi fa!!!
Ed allora, ciò che accadrà in futuro nessuno lo può dire e, come diceva il grande Mogol, lo scopriremo solo vivendo, il passato, invece, lo abbiamo già vissuto ed allora mi perdonerà Paolo Federici se, a posteriori, mi permetto di fare un paio di considerazioni, non è mia intenzione fare della facile ironia, ma …
Prendiamo due stralci del commento del Managing Director di Fidelity,
“La Banca Centrale europea ha ridotto i tassi di interesse, annunciando al contempo anche un’ampia gamma di misure non convenzionali volte a sostenere la ripresa e favorire un’accelerazione della crescita dei prezzi.”
Altro che accelerazione della crescita dei prezzi! Siamo finiti in deflazione!!!
Ed ancora:
“Le misure annunciate dalla Banca Centrale Europea sono di ampia portata e forniscono un importante supporto alla crescita”
Supporto alla crescita? Noi siamo finiti in recessione e tutte le altre economie del Vecchio Continente stanno arrancando, al punto che si susseguono continue revisioni al ribasso per le previsioni di crescita dell’eurozona nell’anno in corso.
Come reagì il mercato, ed in particolare il Ftse Mib, dopo gli annunci di Draghi ad inizio giugno?
Ebbene ci furono quattro sedute rialziste consecutive, poi, dall’11 di giugno, cominciò un profondo storno che fece precipitare il nostro indice principale fin sulla soglia dei 19.000 punti, con una perdita, cioè, di ben 15 punti percentuali.
Ora, come tutti sapete, abbiamo avuto un forte rimbalzo e le quotazioni del nostro indice principale sono tornate in area 21.500 punti.
Ma c’è ancora un importantissimo aspetto che non abbiamo sottolineato, quello valutario.
Nel commento di Paolo Federici alle misure annunciate da Draghi tre mesi fa si legge: “E’ evidente che tali misure vanno anche nel senso di favorire un deprezzamento dell’Euro.”
Allora, qui l’analisi merita un approfondimento, perché, come noto, un calo dell’euro c’è stato, ma per tutto il mese di giugno non si è deprezzato, anzi, è avvenuto l’esatto contrario, dal primo di luglio, invece, è iniziato un profondo trend ribassista per la moneta unica che in due mesi ha perso poco più del 4% rispetto al dollaro. Adesso, poi, dopo le nuove misure annunciate da Draghi, l’euro si è ulteriormente indebolito andando a finire nettamente sotto quota 1,3 nei confronti della valuta americana.
Ed allora, perché per un intero mese (quello di giugno) l’euro non si è deprezzato? Siamo sicuri che il calo avuto dalla nostra moneta a partire dal mese di luglio sia dovuto alle misure annunciate da Draghi il 4 giugno e non invece dalla debolezza intrinseca dell’economia europea? Oggi infatti sappiamo che nel secondo trimestre l’economia europea, per usare un eufemismo, ha ristagnato (in Germania ed in Italia il Pil è addirittura sceso!), mentre, nello stesso periodo, l’economia Usa ha fatto segnare un vero e proprio boom (+4,2%).
Ed allora non è che il cross Eur/Usd si sia solo adeguato alla situazione contingente e rifletta ora più correttamente il differenziale di crescita fra le due economie? Siamo certi che la debolezza della nostra moneta sia stata indotta dalle decisioni della Bce?
Ma voglio conclude questo articolo con un’ultima considerazione, forse la più importante.
Ebbene, Paolo Federici, il Managing Director di Fidelity, non ha sbagliato le previsioni all’indomani delle decisioni della Bce dello scorso giugno!
Sorpresi?
Mi spiego.
Egli si è limitato, nel suo commento, ad evidenziare cosa sarebbe accaduto qualora, alle parole, Draghi avesse fatto seguire “i fatti”, in altri termini, se gli annunci non fossero rimasti tali.
Certo, i tassi sono stati davvero tagliati, ma senza portare alcun risultato, le “armi non convenzionali” invece, sono rimaste nel cassetto di Draghi ed oggi le rispolvera, o almeno annuncia di nuovo il loro impiego. E quindi perché oggi, dopo infiniti annunci ai quali non sono seguiti i “fatti”, dovremmo credergli?
E poi, in ogni caso, quando si parla di “misure non convenzionali” non si tratta di un vero Quantitative Easing, ossia un acquisto diretto di titoli del debito pubblico, cosa che la Germania non avrebbe mai permesso, bensì dell’acquisto di ABS, in pratica di un po’ di porcheria attualmente in pancia alle Banche, che quindi si alleggeriscono del marciume che hanno in corpo, ed in effetti il boom che ha avuto in Borsa il settore bancario, dopo le parole di Draghi, è la prova più eclatante di quanto sto asserendo.
Cioè, nella migliore delle ipotesi, la Bce acquisterà dalle Banche “pacchetti” di crediti nei quali c’è dentro un po’ di tutto, trasferendo parte delle loro “sofferenze” in carico alla collettività.
Ed allora come reagirà il mercato quando si accorgerà che queste misure, nonostante le reazioni euforiche del nostro Governo, non impattano minimamente sulla crescita?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro