E se Bossetti fosse un altro caso Zornitta? Ricordate Unabomber?
Avete presente Unabomber? Chissà che fine ha fatto, fortunatamente non si è più fatto vivo, forse è stato trasferito. Certo è stato un caso davvero unico per l’Italia, qualcosa di assolutamente anomalo.
Ricorderete senz’altro che era stato creato un pool di investigatori ai quali erano stati forniti mezzi quasi illimitati per scovare un pazzo che si divertiva a inserire cariche esplosive negli oggetti più disparati con lo scopo di ferire persone a lui sconosciute.
Il famoso pool di superinvestigatori non arrivava ad alcuna soluzione finché un giorno venne sbattuto “il mostro” in prima pagina, un ingegnere di Azzano Decimo, Elvio Zornitta.
Veniva data per certa la colpevolezza dello Zornitta, le prove erano tutt’altro che schiaccianti, ma per gli inquirenti, e la stampa italiana, non c’erano dubbi, Unabomber era lui!
Per fortuna dell’ingegnere di Azzano Decimo, mentre era pedinato giorno e notte, il vero Unabomber decise di fare un altro attentato. Per un caso fortuito (quando le cose devono girare per il verso giusto), oltretutto, l’innesco non funzionò ed allora mai atto criminale fu più benedetto, da un lato non procurò vittime, e dall’altro scagionò da un’accusa infamante una persona per bene ed assolutamente estranea ai fatti.
Oddio, non fu così immediata la cosa, perché nonostante non ci potessero essere dubbi sull’estraneità dello Zornitta per il fallito attentato, i “superinvestigatori” avanzarono l’ipotesi che nella realtà Unabomber fossero due persone, una congettura a dir poco … fantasiosa.
Ma i “superinvestigatori” non si fermarono lì perché accadde una cosa che, una persona normale, non può concepire. Risultò infatti che “la prova regina” della presunta colpevolezza dell’Ing. Zornitta era stata manomessa dagli investigatori stessi, a stabilirlo anche diverse sentenze che da allora sono state sempre confermate nei vari gradi di giudizio.
Alt! Qui occorre fermarsi un attimo, perché questo è il nocciolo della questione.
Voi, persone normali come me, riuscite a pensare che possano esistere “uomini dello Stato” che volontariamente costruiscono una prova per far condannare al carcere una persona che loro sanno essere assolutamente innocente, oltretutto infamandolo attribuendogli la responsabilità dei reati più abbietti?
Il mio cervello non riesce a concepire che ci possano essere persone così spregevoli, e qualora esistessero non esito ad affermare che meriterebbero una punizione persino superiore a quella che dovrebbe essere comminata ai veri colpevoli.
Ma quanto accaduto con Unabomber, purtroppo, non è stato un episodio unico, anzi, pur rimanendo casi poco frequenti (ci mancherebbe) le manomissioni di atti o prove da parte degli inquirenti per arrivare a stabilire la colpevolezza di un imputato non risultano casi isolati.
Ed allora occorre chiedersi il perché.
Orbene, gli investigatori, gli inquirenti, le Forze dell’Ordine è chiaro che svolgono un lavoro un po’ particolare, ma, come tutti i lavori, ad un certo punto, diventa anche routinario, poi improvvisamente, per uno di quei casi fortuiti che la vita ci riserva, si trovano ad avere a che fare con un caso che, non si sa per quale motivo, è diventato un caso mediatico.
Certo, tu hai una tua professionalità, non voglio fare di ogni erba un fascio, ma improvvisamente ti trovi a fare il tuo lavoro con decine, addirittura centinaia di giornalisti che ti stanno col fiato sul collo che vogliono da te notizie perché il loro lavoro è quello, ed arrivare un minuto prima degli altri, per loro, fa la differenza che per un calciatore è realizzare o sbagliare un calcio di rigore al novantesimo.
E questa pressione non ce l’hai solo tu, ma anche il tuo superiore ed il superiore del tuo superiore e così via fino ad arrivare al Ministro dell’Interno. E le telefonate che partono dal Viminale, man mano che “scendono” lungo la scala gerarchica assumono sempre più i connotati della perentorietà.
Ed allora il tran tran giornaliero viene sconvolto, le tue prospettive di carriera vengono sconvolte … la tua vita viene sconvolta! Ed ecco che un successo, o un insuccesso, trovare o no un colpevole, diventa davvero paragonabile ad insaccare o meno il rigore al novantesimo … nella finale del Campionato del Mondo.
Si può perdere la testa per questo?
Ovviamente, normalmente, NO! Ma eccezionalmente?
Certo rimane sempre la domanda, ma come fa una persona a vivere il resto della propria vita con il rimorso di aver mandato volontariamente in galera un innocente solo per un proprio tornaconto professionale?
E’ possibile vivere con un peso così grande sulla coscienza?
Lo so, è un caso estremo, ma sappiamo che la psiche ha per noi ancora infiniti lati oscuri.
Ed allora cari lettori, a me sorgono tanti, ma tanti dubbi sulla colpevolezza di Bossetti, io mi auguro solo che, se lui fosse davvero innocente, abbia la forza di non impazzire, di mantenere la lucidità mentale, oltre che quella fisica.
Me lo auguro dal più profondo del cuore.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro