Electrolux, trovata la soluzione: paghiamo noi!

Electrolux, trovata la soluzione: paghiamo noi!

 

Non c’erano dubbi in tal senso, si era capito subito come sarebbe andata a finire: nessuno dei quattro stabilimenti italiani della Electrolux verrà chiuso, ed i dipendenti continueranno a percepire lo stipendio come prima.

Naturalmente paghiamo noi.

Noi cittadini italiani, intendo, perché alla Electrolux, la multinazionale svedese degli elettrodomestici, arriveranno soldi pubblici.

Ormai l’Italia è ridotta così, le piccole imprese possono anche fallire che ai nostri governanti non gliene frega nulla, dal punto di vista mediatico, infatti, i commercianti, gli artigiani, i liberi professionisti e la micro impresa non fanno notizia.

Le grandi società, invece, soprattutto multinazionali, quelle che hanno migliaia di dipendenti, è sufficiente che minaccino una riduzione degli stipendi per le maestranze che immediatamente il nostro Governo interviene per sanare la vertenza erogando soldi pubblici.

Prima, le multinazionali, per fare la voce grossa, paventavano la chiusura degli stabilimenti nel nostro Paese, con la vicenda Electrolux si è fatto un passo avanti, è stato sufficiente ipotizzare di ribassare lo stipendio agli operai in funzione di un minor numero di ore lavorate perché il nostro buon Flavio Zanonato, Ministro per lo Sviluppo Economico (non è una battuta, è vero, in Italia abbiamo un Ministero che dovrebbe incentivare lo Sviluppo Economico), intervenisse subito per mettere la cosa a tacere.

Oltre al danno, però, non ci fanno mancare neppure la beffa, perché non solo andiamo a regalare soldi alla multinazionale svedese, ma i nostri mezzi di informazione di massa, senza eccezione alcuna (e poi non riusciamo a capire perché siamo al 57° posto nel mondo come libertà di stampa), ci vengono pure a dire che è stata la Electrolux a fare “retromarcia”.

Ha cambiato il piano industriale e … puuufff … come d’incanto non si chiudono più gli stabilimenti, anzi, si aumentano pure gli investimenti e l’occupazione. La verità, ahimé, è ben altra, e se la stampa italiana cerca di giustificare il cambio di strategia con motivazioni esilaranti (gli svedesi si sarebbero spaventati della pubblicità negativa a livello mediatico assunta dalla vertenza), c’è chi, ricordandosi di svolgere una professione per la quale ci si impone la correttezza, ha timidamente parlato di legge 236/93.

Naturalmente non esiste una persona al mondo che, trovando scritto in un articolo giornalistico il numero di una legge, ne vada a ricercare il contenuto, e non fatelo neppure voi, come tutte le leggi italiane è scritta in burocratese, quindi noiosissima, in buona sostanza, comunque dice che in presenza di “processi di ristrutturazione, di riconversione industriale e di deindustrializzazione” quindi nel caso della Elettrolux, si “prevedono, per una durata non superiore ai tre anni, l’erogazione di incentivi ai datori di lavoro”.

Insomma, come vi ho detto, diamo soldi pubblici agli svedesi per non chiudere gli stabilimenti italiani.

E dove si vanno a prendere i soldi?

Ovviamente a chi, negli anni scorsi li ha risparmiati, c’è ancora qualcuno in Italia che, facendo enormi sacrifici, si era messo da parte “qualcosa” con la speranza di garantire un futuro migliore per sé ed i propri figli, ebbene il bottino dello scippo compiuto ai danni degli italiani virtuosi verrà consegnato agli svedesi.

Naturalmente prima o poi anche questi risparmi degli italiani, a furia di essere depredati, termineranno, nel frattempo i problemi del nostro Paese non solo non saranno stati risolti, ma neppure affrontati, e ci ritroveremo senza lavoro e senza risparmi.

Ridotti sul lastrico, dall’Europa ci arriverà un bel calcio nel sedere e l’Unione europea sarà tanto magnanima da offrirci anche la possibilità … udite udite … di poter uscire dall’euro (in quel momento, vedrete, la moneta unica, non sarà più “irreversibile”), tanto quello che dovevano rapinarci, e cioè i nostri sudati risparmi se li saranno già presi.

E non lamentatevi, perché questo scippo è stato fatto “democraticamente”, figuratevi che fra pochi mesi andrete pure a votare per le elezioni europee! Cosa volete di più?

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro