Europa, salta il banco?
Sapete tutti che non considero l’euro un errore, bensì un crimine. Sono anche contrario all’Unione europea, ma non per questo ritengo che ogni Stato debba chiudersi in se stesso, accordi commerciali e di libero scambio fra i vari Paesi del Vecchio Continente, così come fra tutti gli Stati dei cinque continenti non sono solo “naturali”, ma auspicabili.
Detto ciò ho anche sempre ritenuto che l’Unione europea avrebbe avuto una sua durata fisiologica, e l’allargamento a tanti Stati molto differenti fra loro, anziché irrobustirla, non avrebbe avuto altro effetto che indebolirla.
A tal proposito la metafora della casa costruita su un terreno non solido, si presta perfettamente per comprendere quanto è accaduto e quel che succederà a breve.
Ogni “piano” che andiamo ad aggiungere ad un edificio costruito su un terreno inadatto e senza aver predisposto solide fondamenta, infatti, rende il fabbricato sempre più pericolante ed a rischio di crollo.
Quando ci accorgiamo però di abitare in un condominio insicuro il rimedio non è quello di “rassegnarsi all’usura del tempo”, cioè non fare nulla, perché in questo modo potrebbe crollare in testa a qualcuno con conseguenze nefaste, la soluzione è procedere ad una “demolizione controllata”.
Si sgombra tutta la zona adiacente, si inseriscono le cariche esplosive nei punti indicati dai tecnici, si fanno brillare, e l’edificio implode in tutta sicurezza. Non rimarrà altro che smaltire le macerie.
Ciò che invece ci hanno sempre detto i nostri politici è che quelle crepe nel muro che vediamo all’interno della nostra abitazione si riparano con una piccola spesa, facendo piccoli sacrifici, e noi ci abbiamo creduto.
Ma non è così!!! Quelle crepe non sono il risultato di piccoli “assestamenti”, ma la conseguenza dell’aver costruito su terreno franoso ed inadatto a reggere anche solo un condominio di sei piani, figuriamoci un grattacielo di ventotto (anzi ventisette perché adesso un condomino ci ha detto bye bye).
Ma a far “saltare il banco” non saranno quegli straccioni dei PIIGS, bensì coloro (leggasi Deutschland und Freunde) che finora hanno avuto grandi vantaggi dall’istituzione della moneta unica, e quando saranno chiamati a “restituire” parte dei benefici avuti, vedrete che … si sfileranno.
L’appuntamento è per il 2018, anno in cui scade il mandato a Mario Draghi. Dopo un olandese, un francese ed un italiano a chi toccherà la presidenza della Bce?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro