Ignazio Marino, non basta dire “macchietta”
“Macchietta” è l’appellativo più utilizzato per descrivere il Sindaco di Roma Ignazio Marino, in effetti l’innumerevole sfilza di figuracce inanellate dal primo cittadino della Capitale giustifica ampiamente l’epiteto.
Il termine “macchietta”, però, evoca un aspetto gioioso, lo si attribuisce a persone bizzarre e singolari, che suscitano ilarità, ma anche simpatia, e quindi non riteniamo che descriva a modo il povero Ignazio Marino.
Oddio, nemmeno “povero” è un attributo che si confà, tuttavia l’ho voluto utilizzare per sottolineare il gravoso compito assunto nell’amministrare una città “problematica” dopo che le precedenti giunte (Alemanno, ma soprattutto Veltroni e Rutelli) avevano lasciato un’eredità difficile da gestire.
Certo quando ci si trova a svolgere un compito dopo che i predecessori hanno combinato veri e propri disastri non è semplice, ma un vantaggio c’è … è difficile far peggio.
E purtroppo Marino c’è riuscito!!!
Si fanno lunghi discorsi, interminabili dibattiti, per cercare di capire come mai Berlino abbia più turisti di Roma … poi … uno va a Berlino, e dopo a Roma, e non serve fare discorsi o dibattiti per capire.
Marino è riuscito nella non facile impresa di rendere Roma quasi invivibile, il degrado delle periferie ormai si è esteso anche al centro della città, i disservizi sono la normalità e vedere immagini di cittadini esasperati che scaricano le proprie frustrazioni sui dipendenti dei pubblici servizi sono cose che non possono lasciare indifferenti tutti noi.
Davvero Roma aveva bisogno di tutto tranne che di una “macchietta” che siede al Campidoglio ed è saldo sulla sua poltrona perché il suo partito (che tra l’altro governa il Paese) sa perfettamente che se si andasse adesso alle urne subirebbe la più cocente disfatta della sua storia.
Come ho sentito ieri dire da un giornalista in un dibattito televisivo: “Chi oggi a Roma avrebbe ancora il coraggio di votare PD?”
Il problema, però, è che, come al solito, procrastinare i problemi non aiuta a risolverli, e la politica dovrebbe avere come obiettivo il bene della comunità e non l’accaparrarsi delle poltrone.
Io mi chiedo come si possa arrivare a certi punti, torno infatti sulla questione del viaggio negli Stati Uniti del Sindaco di Roma e l’incontro con il Papa.
Verrebbe da fare dell’ironia sottolineando che a Marino oltre alla “badante” (il prefetto Gabrielli) sia stato dato pure “l’accompagnamento”.
Ma non voglio soffermarmi su problematiche pure importanti come quelle dello sperpero di soldi pubblici, torno invece sulla ormai celebre frase del Pontefice: “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro?”.
Ebbene se quella espressione ci fosse stata riportata dalla stampa, il fatto sarebbe già stato di una gravità unica, ma è accaduto molto di peggio! Noi tutti abbiamo visto le immagini di Papa Francesco mentre pronuncia quella frase!
Ed abbiamo potuto notare l’espressione del volto, la mimica facciale del Pontefice, che ha una smorfia fra il sarcastico e l’indispettito di chi, da un lato vuole sottolineare l’aspetto quasi buffo della vicenda, ma …
… dall’altro teme che ci possa essere un fraintendimento e quindi mette alla fine della frase quel “chiaro?” detto in modo categorico e perentorio, per non lasciar alcuna ombra di dubbio, insomma come dire “io con quello là non ho nulla a che spartire”.
Ebbene una persona che si sente dire una cosa del genere, oltretutto da una autorità di così alto profilo come il Papa, non si sente umiliato? Non ha quel minimo di amor proprio per capire di essere inadeguato e quindi farsi da parte?
Evidentemente … no!
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro