Il Quantitative Easing della Bce? Una buffonata!
Oggi le comiche. Non si potrebbe titolare diversamente dopo le indiscrezioni che compaiono su tutti i giornali riguardo al Quantitative Easing in salsa europea, ma andiamo con ordine.
Partiamo cercando di focalizzare l’attenzione sul problema. Innanzitutto, di cosa stiamo parlando? Secondo voi quanti italiani sanno cosa sia il Quantitative Easing?
Penso non più dello 0,2% della popolazione, ma forse sono stato troppo ottimista perché nella realtà sono molti di meno. Detto questo avete mai sentito alla televisione qualcuno che abbia cercato, seriamente intendo, di spiegarlo?
Assolutamente no!
E perché?
Perché se qualcuno lo facesse il giorno dopo quei pochi italiani che hanno ancora dei risparmi li porterebbero certamente in Svizzera o comunque fuori dall’Italia.
In parole povere, la situazione è questa: la crisi ha fatto letteralmente esplodere il debito pubblico di tutti gli Stati del mondo, e naturalmente quelli europei non hanno fatto eccezione. Anche chi partiva da una situazione quasi idilliaca prima della crisi, come ad esempio la Spagna, che aveva un debito pubblico pari al 36% del proprio Pil, in sette anni ha deteriorato completamente i propri conti pubblici ed è arrivata ora ad 100%.
Chi ha acquistato questa immensa massa di titoli pubblici? In minima parte i cittadini che li hanno sottoscritti direttamente o indirettamente tramite fondi di investimento. Non esistono, però, tanti pazzi che vanno a comprare debiti di Stati che sono praticamente falliti e non hanno alcuna possibilità nei prossimi anni di onorare i propri impegni.
Allora il potere politico ha costretto quello finanziario, ovviamente colluso, a sostituirsi ai risparmiatori. In soldoni le Banche hanno cominciato a comprare titoli dello Stato in misura sempre maggiore fino al punto che gran parte dei loro “attivi”, al momento, sono formati da questa carta straccia rappresentativa del debito pubblico.
Ben presto però le Banche hanno finito i loro soldi ed allora è intervenuta la Bce che ha fornito la necessaria liquidità alle Banche commerciali affinché comprassero titoli del debito pubblico, naturalmente dietro qualche garanzia, i cosiddetti ABS, che sono “pacchetti” (di nome e di fatto) di crediti in cui è stato messo dentro un po’ di tutto, la Germania, però, giustamente, non vuole che la Banca Centrale vada a rimpinguare il proprio bilancio con la spazzatura delle varie Banche commerciali.
Avete inteso che porcheria? Ma il peggio deve ancora arrivare.
Perché naturalmente si è arrivati ad un punto morto, i debiti pubblici continuano ad aumentare, le Banche hanno bisogno di soldi per continuare a comprarne sempre di più, la Bce per fornir loro nuova liquidità chiede che non venga data in garanzia dell’immondizia, ma le Banche controbattono “ciò che avevamo di buono, cara Bce, te lo abbiamo già dato, ora ci è rimasta solo questa roba, se non la vuoi comprateli direttamente tu i titoli dello Stato”.
Ed eccoci al punto, i Paesi periferici premono perché la Banca Centrale Europea compri direttamente i loro titoli dello Stato, ovviamente la Germania è totalmente contraria, i tedeschi non vogliono assolutamente che con i loro soldi vengano acquistati Bot, Btp o Cct italiani piuttosto che Bonos spagnoli, sanno perfettamente che non gli torneranno mai indietro.
La Bundesbank, quindi, fa questo ragionamento: Draghi dice che il Quantitative easing è un’operazione puramente monetaria, cioè senza assunzione di rischi? Ed allora si limiti all’acquisto dei titoli di Stato più sicuri. Quali? Ma i loro Bund, naturalmente. Gli attuali sottoscrittori di titoli tedeschi, trovandosi schiacciati, sarebbero “costretti”, per una sorta di ribilanciamento di portafoglio, a dirigersi verso titoli meno liquidi come quelli spagnoli, italiani o greci facendone comunque abbassare i tassi, ma accollandosi i rischi connessi.
Avete capito?
Mica stupidi i tedeschi!
In pratica Weidmann dice: cara Bce, vuoi comprare titoli pubblici? Compra i nostri che sono sicurissimi ed hanno la tripla A, e coloro che attualmente stanno acquistando i nostri titoli (il cosiddetto “mercato”) si sposteranno verso altri Paesi assumendosene i rischi.
Un compromesso, si fa per dire, è che gli acquisti di titoli dello Stato siamo fatti dalle varie Banche Centrali dei diversi Paesi, non mettendo “in comune” il rischio, ma assumendo interamente al loro interno il rischio di credito.
A questo punto, però, ci si deve chiedere che ci stia a fare lì la Bce, ed in effetti è quello che sostengo da anni.
Che ci sta a fare la Bce se i rischi non vengono messi in comune?
Tanto vale tornare ad una moneta nazionale per ogni Paese e smetterla con queste buffonate.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro