Il Quantitative easing non risolve nulla!
Il Quantitative easing ridurrà i tassi sui titoli del debito pubblico (anzi lo ha già fatto, è bastato l’annuncio), gli Stati spenderanno meno per gli interessi e potranno così impiegare i soldi risparmiati per stimolare la crescita economica.
Ma il calo dei tassi sarà generalizzato, per cui si ridurranno anche gli interessi che paghiamo sui mutui (anche questo già fatto, è bastato l’annuncio).
E della diminuzione generalizzata degli interessi, quindi, ne beneficeranno anche le imprese e tutti gli operatori economici (anche questo già fatto, è bastato l’annuncio).
Il Quantitative easing, inondando il mercato di liquidità “gratuita” avrà anche l’effetto di deprezzare la moneta (ed anche questo già fatto, è bastato l’annuncio), ne beneficeranno le esportazioni.
Ohibò! Ma se ci sono tutti questi vantaggi e nemmeno una controindicazione, caro Sig, Draghi, perché non lo ha fatto prima il Quantitative easing invece di imporci solo rinunce e sacrifici?
Semplicemente perché il Quantitative easing non è la panacea di tutti i mali, bensì un estremo tentativo (l’ultimo possibile) di controbattere una crisi che sta devastando le nostre economie, e che rischia di distruggere anche gli Stati minando la coesione sociale.
Il problema del mondo, e che la crisi finanziaria ha acuito, si chiama DEBITO, e non lo si risolve con il Quantitative easing. Nessuno ci sgrava del nostro debito pubblico, se ne compra un po’ la Bce (per il 20%) e le Banche Centrali nazionali (per l’80%), quindi non cambia nulla: E’ ANCORA SULLE NOSTRE SPALLE!
E’ solo un trucco, che in questo caso, non solo “c’è”, ma lo si vede anche molto bene (per chi non vuol chiudersi gli occhi), quindi un trucco da mago di quart’ordine, che si smaschera facilmente.
Vogliono farci credere, infatti, che il Quantitative easing, oltre a tutti i benefici ai quali abbiamo già fatto riferimento, ne abbia un altro, anzi, sarebbe proprio il più importante.
Ci dicono che sgravando le Banche commerciali dell’attuale fardello di titoli pubblici che hanno a bilancio queste ultime aumenteranno i loro impieghi verso l’economia reale, ossia daranno maggiori prestiti a famiglie ed imprese.
Chissà perché, però, questo non solo non è ancora stato fatto, ma non pensiamo neppure sarà fatto a breve, perché le sofferenze delle Banche sono ancora a livelli stratosferici e nessun Istituto le vuole aumentare.
Negli ultimi tempi l’unico micro segnale che si è visto riguarda un abbassamento, molto pubblicizzato, degli spread sui mutui, ma attenzione, solo per quelli relativi all’acquisto di abitazioni. Ebbene il proverbiale attaccamento degli italiani per “la propria casa” rende questa operazione decisamente la meno rischiosa e dopotutto ancora sufficientemente remunerativa per le Banche.
Per il resto aspettiamo che la redditività delle nostre aziende torni su livelli accettabili, anche se con un’imposizione fiscale a questi livelli, più che un obiettivo ci sembra proprio un miraggio.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro