Il Quantitative easing spiegato a chi non sa nulla di economia - Parte seconda
Il commento che un lettore, il Sig. Difrancesco, ha postato al mio articolo dal titolo “Il Quantitative easing spiegato a chi non sa nulla di economia” mi impone alcune precisazioni al fine di non ingenerare nei lettori confusione a riguardo.
Innanzitutto, però lasciatemi ringraziare comunque il Sig. Difrancesco per aver voluto leggere e commentare un mio articolo, la scelta che fin dall’inizio Finanza In Chiaro si è imposta, ossia quella di lasciar pubblicato qualsiasi commento (tranne naturalmente quelli contenenti offese nei riguardi di altre persone) continuo a difenderla, il rischio, a volte, è che i commenti possano riportare delle inesattezze se non proprio delle assurdità che, sebbene sia chiaro non possano essere imputate a Finanza In Chiaro, finiscono magari per creare disorientamento in alcuni lettori.
Il Sig, Difrancesco sostiene che in alcuni casi (Usa, Uk, Giappone …) il Qe ha funzionato, creando ripresa economica, inflazione ed occupazione, ma solo perché associato a “politiche di deficit statali a doppia cifra”.
Ora, mi perdoni il lettore, ma questa è una sciocchezza assoluta.
E’ banale infatti rimarcare che se io Stato faccio ogni anno deficit superiori al 10% un po’ di Pil lo produco!!! Anche se faccio costruire degli ospedali che non vengono finiti e rimangono dei ruderi un po’ di soldi all’azienda costruttrice glieli ho dati e questa ha pagato i suoi dipendenti, insomma un po’ di Pil l’ho fatto.
Quindi negli Usa, in UK o Giappone quel po’ di ripresa economica, inflazione e occupazione non è merito del Qe, ma è dipeso esclusivamente dal fatto che quegli Stati hanno aumentato in maniera spaventosa il loro debito pubblico. Il Qe non c’entra nulla, è servito solo a finanziare quell’ulteriore debito, ma come ho spiegato è un’assurdità che lo Stato presti i soldi a se stesso per aumentare il proprio debito!
Il problema è che quel po’ di ripresa economica è fittizia, anzi di più, è artificiosa ed ingannevole, perché, vedete, è come se io dopo essermi fatto prestare 300.000 euro ed aver comprato una Ferrari ritenessi di essere diventato più ricco perché vado in giro con una macchina di lusso. Ed i soldi per pagare le rate del finanziamento? Dove vado a prenderli? Faccio nuovi debiti per pagare le rate del prestito?
Per quanto riguarda i tassi di interesse, poi, il lettore mi perdoni, ma non ha capito nulla.
Egli infatti cita una frase del mio articolo “Più lo Stato è indebitato e maggiore è il rischio, e più alto sarà il tasso di interesse che dovrà pagare per trovare investitori” e per confutarla pubblica un grafico in cui si evidenzia una correlazione inversa, in Giappone, fra i rendimenti del decennale e l’andamento, in percentuale rispetto al Pil, del debito pubblico nipponico.
Ora è del tutto evidente che la remunerazione richiesta dal mercato per qualsiasi tipologia di investimento ha ovviamente una correlazione diretta con il rischio percepito. Ed è sempre del tutto evidente che la percentuale di indebitamento fa aumentare il rischio percepito.
Voi prestereste più serenamente il vostro denaro ad una azienda che ha un debito pari all’1% del proprio patrimonio o ad una azienda che invece ha un debito pari al 300% del proprio patrimonio?
E’ anche del tutto evidente, ad esempio, che se due aziende avessero entrambe un debito pari al 50% del proprio patrimonio voi preferireste magari finanziare l’azienda A in quanto “percepite”, per mille motivi diversi, un rischio inferiore rispetto all’azienda B, o comunque finanziereste l’azienda B solo se vi garantisse un tasso di interesse maggiore rispetto all’azienda A.
Quindi non vorrei che qualche lettore pensasse che il Giappone oggi paghi tassi inferiori sul proprio debito pubblico perché lo continua ad aumentare. Questa è una sciocchezza assoluta!!!
E’ chiaro che se i titoli del debito pubblico sono sottoscritti dallo Stato stesso (per il tramite della sua Banca Centrale) i tassi possono rimanere nulli anche se il debito dovesse superare il 500% del Pil!!!
Ma, tanto per capirci, avete conosciuto un italiano, ma anche un tedesco, un francese o uno svizzero, sano di mente s’intende, che in questi ultimi anni abbia acquistato un titolo del debito pubblico del Giappone? Penso proprio di no!
Spero quindi di aver chiarito alcuni punti del mio articolo che, forse, non erano stati percepiti in maniera corretta da tutti i lettori.
Grazie ancora a tutti.