Il Quantitave easing spiegato a chi non sa nulla di economia
Che cosa è il Quantitative easing? Per rispondere occorre partire da qui. C’è chi ha teorizzato che per superare i periodi di crisi economica lo Stato debba aumentare la spesa, ossia fare più debiti e finanziare in questo modo opere pubbliche. Questa nuova immissione di denaro nell’economia, avrebbe lo scopo di funzionare come volano per far ripartire consumi, gli investimenti, la produzione e quindi creare nuovo lavoro e benessere.
Ebbene questa cosa qui, non ha mai funzionato, far più debiti non è mai servito per uscire da una crisi che in larga misura è scaturita dal fatto di avere già troppi debiti.
E non sono io a dirlo, ma la logica. Ogni giorno nel mondo decine di migliaia di attività economiche falliscono e tutte per lo stesso motivo, ossia perché dopo aver fatto debiti ed essere comunque entrate in una crisi, hanno pensato che il modo per uscirne fosse quello di farne ancora di più.
Insomma continuare ad aumentare l’indebitamento è la strada maestra che porta al fallimento, questo vale naturalmente per tutti, anche per gli Stati nazionali.
Perché anche gli Stati nazionali, ovviamente, hanno la necessità di finanziare il loro debito, e chi gli dà questi soldi?
In genere gli stessi cittadini sottoscrivendo i titoli dello Stato, ma naturalmente questi ultimi vogliono una remunerazione per il loro capitale, cioè un interesse che varia in funzione del grado di rischio. Più lo Stato è indebitato e maggiore è il rischio, e più alto sarà il tasso di interesse che dovrà pagare per trovare investitori.
Ma così facendo lo Stato entra in un vortice devastante, più alto è il debito e maggiori gli interessi da pagare che a loro volta faranno ulteriormente aumentare il debito, insomma l’esito finale sembra proprio letale.
Allora lo Stato, per uscire da questa spirale, chiede aiuto ad un altro finanziatore che, per il doppio filo che lo lega al sistema politico, arriverà in suo soccorso accontentandosi di interessi molto più contenuti: il sistema bancario.
Le Banche si sostituiranno agli investitori privati sottoscrivendo i titoli del debito pubblico, accontentandosi di interessi più bassi. Ma la spirale è inesorabile il debito aumenta e lo Stato richiede alle Banche di accontentarsi di un interesse via via sempre minore fino ad azzerarlo.
Non basta!
Anche perché le Banche, pur legate a filo doppio al potere politico, sono pur sempre delle società private e devono rendere conto ai propri azionisti dei loro bilanci, in questo modo vengono loro stesse risucchiate nel vortice. Se poi tutte le loro disponibilità le devono utilizzare per l’acquisto di titoli del debito pubblico non saranno in grado di esercitare la loro attività primaria, quella per la quale sono nate, ossia fornire credito all’economia reale contribuendo così ad aggravare la crisi.
Insomma uscire da quel vortice sembra impresa impossibile, tutti coloro che hanno la sventura di entrarci … vengono risucchiati.
Quindi?
Quindi si arriva alla mossa del disperato!
I titoli dello Stato saranno comprati … dallo Stato!
Lo Stato (la Banca Centrale per la precisione) stamperà dei soldi che serviranno a comprare titoli dello Stato!!!
Lo so che vi sembra una assurdità, una follia, ed in effetti lo è, ma questa operazione si chiama Quantitative easing.
Evidentemente non può funzionare, ma per logica, non serve aver fatto studi economici per capirlo.
Se questi “nuovi” soldi che vengono stampati entreranno nel circuito economico creeranno inflazione, ovvio, altrimenti basterebbe che lo Stato stampasse più soldi per far diventare i suoi cittadini più ricchi, ed allora perché limitarsi!!! Non occorrerebbe nemmeno più lavorare, lo Stato stampa soldi e li distribuisce a tutti i suoi cittadini!!! Purtroppo così non va!
Se invece, come è accaduto in questi ultimi anni, tutti questi soldi stampati dai diversi Stati rimangono solo nel circuito finanziario, non creano inflazione, ma vanno a gonfiare artificialmente i prezzi di tutti gli strumenti finanziari, appunto.
Per cui tutti i titoli dello Stato hanno raggiunto valutazioni inimmaginabili, contribuendo quindi a far salire i prezzi di tutti gli strumenti del reddito fisso, la compressione degli interessi, fino addirittura a diventare negativi (un’assurdità), ha ovviamente spinto il mercato a rivolgersi anche verso investimenti a maggior rischio come quelli azionari.
E così si spiegano, nonostante una situazione economica internazionale non certo florida, i continui record storici che da anni ormai interessano le Borse di New York, Londra e Francoforte.
Ed allora, per concludere, sono io a porvi una domanda:
può andare avanti per molto tutto questo?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro