Il treno Italo “deraglia”, di chi la colpa?
Di male in peggio, certo, non è un fulmine a ciel sereno, anzi tutt’altro, si è rimandata la cosa fin troppo a lungo, ma ora i nodi stanno arrivando al pettine, NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) la società fondata dal duo Diego Della Valle/Luca Cordero di Montezemolo e che gestisce il treno ad alta velocità denominato Italo, intende licenziare un quarto della forza lavoro, si tratta per la precisione di 246 dipendenti.
Nemmeno tre anni di vita e si prospetta già lo stato di crisi della società ed il rischio fallimento non è più solo un’ipotesi, i sindacati sono già sul piede di guerra e lo sciopero di venerdì scorso è stato solo l’inizio di una battaglia che probabilmente si protrarrà ancora per diverso tempo.
Probabilmente l’azienda ha atteso l’approvazione da parte del Governo del famoso Job’s act che “facilita” i licenziamenti, ma indipendentemente da questo fatto la situazione finanziaria di NTV sta davvero diventando insostenibile.
Naturalmente, non era neppure pensabile che una società che vedeva come “promotori” l’accoppiata Della Valle/Montezemolo potesse avere successo, certo che un disastro di queste proporzioni, ed in così breve tempo, era anche difficile da prevedere.
I due “imprenditori” italiani pensavano di essere furbi, hanno ritenuto che fare concorrenza ad aziende pubbliche, notoriamente inefficienti ed improduttive, fosse facile come rubare caramelle ai bambini.
Ed allora, si sono chiesti, quale settore nel nostro Paese è tutt’ora interamente pubblico? Le ferrovie, è stata l’ovvia risposta, e si sono buttati pensando fosse l’affare della loro vita.
Non hanno badato a spese, anzi, hanno fatto di peggio, abituati ad avere tutto senza doverselo sudare, hanno scialacquato a più non posso.
Bisognava, a loro modo di pensare, aggredire il comparto più profittevole del business, i viaggiatori di “alta gamma” quella che in ambito finanziario viene chiamata clientela “affluent”. Credevano forse che fossimo ancora negli anni della “Milano da bere” e soprattutto pensavano forse che le FS si facessero da parte e mollassero a loro la fetta di business che tiene ancora in piedi la baracca.
Poveri ingenui, o meglio, poveri sprovveduti.
Della Valle, poi si era illuso che, nel peggiore dei casi, alla malaparata, Renzi gli avrebbe dato una mano, sapete, con la storia della Fiorentina e le reciproche manifestazioni di amicizia e stima fra i due, riteneva di avere un appoggio politico anche al massimo livello.
Ma sapete com’è Renzi, finché gli servi sono sorrisi e battute, quando non gli servi più ti dà un calcio nel sedere e ti manda a quel Paese (sono una persona fine e non uso espressioni volgari).
Ed ecco quindi che per NTV ed il treno Italo siamo già quasi alla resa dei conti, non si può andare avanti con aumenti di capitale né tanto meno ingigantire a dismisura i debiti già insostenibili.
Ma in tutta questa “triste” storia manca ancora tasselli molto importanti, se le cose dovessero finire male (cosa probabile) chi sarebbe a pagarne maggiormente le conseguenze?
Certamente il personale, illuso di aver trovato un posto “fisso e sicuro”, ma non solo, perché tremano anche le Banche che hanno finanziato l’impresa di “Gianni e Pinotto”.
E più di tutte Intesa Sanpaolo, che in questi carrozzoni c’è sempre dentro, la Big Bank italiana oltre ad una gran parte dell’esposizione bancaria (che ammonta in totale a circa 700 milioni di euro), detiene il 20% della società.
Un altro 20% è in mano alle Ferrovie francesi mentre le Assicurazioni Generali hanno il 15%, un’eredità della quale l’attuale Ceo del Leone di Trieste, Mario Greco, avrebbe volentieri fatto a meno, conoscendolo bene mai si sarebbe imbarcato in un affare così sgangherato.
E poi non possiamo dimenticare che soffrono maledettamente anche i fornitori che avanzano crediti per 100 milioni di euro.
Insomma ancora una brutta storia italiana.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro