In Borsa occorre vedere le cose in anticipo … ma non troppo
Dopo il -8,5% di ieri, oggi l’indice di riferimento della Borsa di Shanghai, il SSE Composite, è nuovamente crollato (-7,6%) scendendo sotto quota 3.000 punti.
Ora anche il bilancio del 2015 è passato negativo (-7,6%), ma il guadagno negli ultimi dodici mesi rimane decisamente elevato (+32,9%).
Insomma potremmo dire che anche la Cina ha avuto il suo “Nasdaq del 2000”.
Ed in effetti proprio come il Nasdaq del 2000 anche l’SSE del 2015 si è impennato per motivi che nulla hanno a che fare con la situazione economica del Paese, ed anche se i due casi hanno avuto genesi differenti si può trovare una analogia.
Entrambi i fenomeni, infatti, possono essere considerati dei “miraggi”.
Per quanto riguarda l’indice americano dei titoli tecnologici, nel 2000 qualcuno ha “visto” la comparsa all’orizzonte di Apple, Google, Amazon, Facebook mentre al tempo non erano ancora nate oppure erano solo alla stadio fetale.
E come la Borsa ha sempre insegnato, occorre “vedere” le cose in anticipo rispetto agli altri, ma … non bisogna arrivare troppo presto … si corre infatti il rischio di “stufarsi di aspettare che arrivino gli altri”.
Se ci riferiamo invece all’indice cinese il “miraggio” è stato quello di “diventare ricchi senza lavorare”, cosa, che, come noto, può accadere solo ad un ristrettissimo numero di persone, mai alla massa.
Quando ci si accorge che “l’oasi” era solo un miraggio, naturalmente, si viene presi dall’angoscia, ma non dimentichiamoci mai che, come dicevano già i latini (e successivamente anche Nietsche) “Quod me non necat me certe fortiorem facit” (“ciò che non mi uccide … mi rende più forte”).
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro