In Italia riparte … la cassa integrazione
Mentre i telegiornali italiani continuano a parlare di argomenti futili e insignificanti per la stragrande maggioranza della popolazione (vedi “stepchild adoption”), l’Italia va in rovina. Le notizie che arrivano in campo economico, ben oscurate dai media, raccontano di un Paese allo sbando e soprattutto incapace di risollevarsi.
Così ci strombazzano un aumento dei “contratti di lavoro a tempo indeterminato”, attenzione quindi, non dei “posti di lavoro”, ma passa sotto il più assoluto silenzio che nel primo mese dell’anno è letteralmente esploso il numero di ore di Cassa Integrazione Straordinaria.
Qualcuno magari vi dirà che contemporaneamente sono diminuite, anzi crollate, anche le ore di Cassa Integrazione Ordinaria, ma ciò è avvenuto solo perché sono “finiti i fondi”. In 47 province italiane non è stata autorizzata nemmeno un’ora di Cig a causa del blocco amministrativo introdotto dal Governo.
E la Cassa Integrazione in Deroga ha avuto una riduzione (-14%) per l’insufficienza di risorse e per le ristrettezze temporali, ricordiamo infatti che il Governo ha limitato il periodo di fruizione ad un massimo di tre mesi nell’anno.
Si cercherà quindi al solito di creare artificialmente confusione sui numeri e sulle percentuali, non lasciatevi ingannare, c’è un solo dato che alla fine conta e cioè: nelle tasche degli italiani entrano più o meno soldi? Ed allora ecco il responso.
Nel solo mese di gennaio, i lavoratori in Cig hanno perso 218.000.000 di euro al netto delle tasse! Ogni singolo lavoratore in cassa integrazione a zero ore ha subito una riduzione del salario, sempre al netto delle tasse, di 640 euro!
Questi sono i numeri che contano!
L’Italia si sta impoverendo!
In aree sempre più vaste del Paese già ora si deve lavorare almeno dieci ore al giorno per portare a casa uno stipendio di 500 euro al mese! Continuando così dove si andrà a finire? E la situazione previdenziale si sta aggravando sempre più, ormai è certo che nei prossimi decenni è destinata a diventare una bomba sociale in grado di far innescare sommovimenti popolari.
Non c’è alternativa al sistema contributivo, ma il presupposto essenziale è che le persone abbiano la possibilità di guadagnare abbastanza per potersi garantire una pensione al termine dell’attività lavorativa, e per i nostri giovani questo, al momento, sembra impossibile.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro