Kyenge, per il Governo può rivelarsi un boomerang
Ormai sembra a tutti chiaro che la nomina a ministro per l’integrazione di Kashetu (detta Cecile) Kyenge da parte del Premier Enrico Letta sia stata una mossa strategica.
In pratica il Presidente del Consiglio, sapeva perfettamente che una persona così impreparata al ruolo assegnatole avrebbe fatto una serie interminabile di gaffes (chiamiamole così), alcuni poi avrebbero potuto scambiarle per provocazioni, facendo seguire feroci critiche che in qualche caso sarebbero sfociate in veri e propri insulti.
A quel punto sarebbe stato facile per i media asserviti al potere, spostare i termini del problema dalle affermazioni insensate del Ministro, agli insulti degli oppositori, e montare così infinite polemiche sul nulla.
Il popolo italiano è addirittura esterofilo, per cui tacciarlo di razzismo è una tale assurdità che non ha senso neppure discuterne.
Le polemiche sul razzismo, però, servono ad evitare discussioni e critiche serie che dovrebbero essere rivolte ad un esecutivo, come quello attuale, incapace di dare risposte ai numerosi problemi (veri!) che affliggono il nostro Paese.
La sola cosa che contraddistingue Letta, che poi è anche il motivo per cui ce lo ritroviamo Premier, è il suo asservimento supino verso Bruxelles, egli prende ordini dall’Europa e poi esegue fedelmente i compiti che i burocrati europei gli affidano.
Ma torniamo alla Kyenge, perché, mi direte, se la tua teoria fosse corretta, staresti anche tu cadendo nella trappola, visto che stai scrivendo ancora un articolo che riguarda il nostro Ministro per l’integrazione.
Certo, è vero, la critica è lecita, il fatto, però, è che il Ministro ha davvero oltrepassato ogni limite ed a questo punto occorre che qualcuno intervenga prima che le cose possano degenerare.
Non bastavano infatti idiozie come quelle dello ius soli, la Kyenge, ospite alla festa del Pd a Cantù, in un dibattito pubblico, incalzata dal Sindaco di Varese che le chiedeva cosa ne pensasse dell’uso del burqa, ha risposto letteralmente:”gli obblighi a far vedere il viso deve valere per tutte le donne, comprese anche le suore, perché non insistiamo su questo aspetto?”
Equiparare le suore e il burqa?!?!?
I miei lettori sanno che non sono cattolico, bensì agnostico, ma resto italiano! La mia matrice culturale non la rinnego, anzi!
Qui siamo al limite della blasfemia!
Personalmente non trovo ammissibile che un Ministro italiano, e sottolineo italiano, possa fare una affermazione di questa gravità, è un insulto nei confronti dei valori fondanti della nostra società.
I media nazionali, naturalmente, continuano a sottacere queste farneticanti esternazioni, mentre ogni insulto riservato al Ministro viene (giustamente!) enormemente amplificato.
Il fatto è che qualcuno deve prima o poi intervenire, non si può correre il rischio che una persona così culturalmente impreparata possa continuare a rappresentare il nostro Paese.
Caro Presidente Letta, mi permetto di darle un consiglio, sa, alcune volte le armi che utilizziamo per “colpire” l’avversario ci sfuggono di mano e ci si ritorcono contro proprio come un boomerang.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro