La Borsa cinese fa paura, cosa ci aspetta?
La Borsa di Shanghai oggi ha perso l’8,5% facendo registrare il maggior crollo dal 2007, per i mercati finanziari un inizio di settimana shock che sta contagiando tutte le Piazze mondiali.
E’ accaduto nella sezione pomeridiana, ricordiamo infatti che, a dispetto della nomea di gran lavoratori, in Cina la Borsa contratta per solo quattro ore al giorno, due ore la mattina, seguite da un’ora e mezza di pausa pranzo, e poi due ore il pomeriggio.
Durante le due ore mattutine l’SSE, l’indice principale della Borsa di Shanghai, perdeva 70 punti, quindi poco più di un punto e mezzo percentuale, ma alla ripresa dopo la pausa il crollo è stato verticale, ed alla fine il bilancio è stato impietoso: -8,48%!!!
Il motivo “ufficiale” è stato la diffusione del dato sull’andamento degli utili delle imprese a giugno (-0,3% rispetto all’anno precedente), ma ovviamente quello è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Nella realtà abbiamo già spiegato (Dobbiamo aver paura del collasso della Borsa cinese?) come le Borse di Shanghai e Shenzen si siano ritrovate in una bolla speculativa dopo che le autorità del gigante asiatico hanno mollato le briglie che di fatto “legavano” il mercato interno, ricordiamo sempre infatti che per “tutto il mondo” la Borsa cinese è sempre stata quella di Hong Kong.
Ed allora, come spesso capita in finanza, si è passati da un eccesso all’altro, l’SSE di Shanghai è letteralmente volato passando in meno di un anno da 2.000 a oltre 5.000 punti. Naturalmente qualcuno ha cominciato a soffrire di “vertigini” ed ad una velocità ancora maggiore rispetto alla salita l’indice è crollato in meno di un mese di nuovo a 3.500 punti.
Nuovo intervento dei “regolatori” cinesi, ed arriva il rimbalzo, fino a giovedì scorso, giornata in cui l’indice si ferma a 4.124 punti, un lieve ribasso il giorno successivo a 4070 ed eccoci al crollo odierno.
Guardando al crollo odierno della Borsa cinese da diverse angolazioni, potremmo quasi definirlo fisiologico se non addirittura salutare, basterebbe infatti ricordare, oggi che ci ritroviamo a 3.725 punti, che un anno fa di questi tempi eravamo a 2.178 punti e lo scorso 8 luglio, sul fondo del crollo, a 3.507 punti, quindi: perché allarmarci?
Ed invece dovremmo davvero allarmarci, almeno per due ordini di motivi.
Il primo è che il crollo odierno è avvenuto dopo che le autorità monetarie del colosso asiatico hanno fatto di tutto per evitare una volatilità così spaventosa, quindi si potrebbe ipotizzare che la vicenda stia sfuggendo di mano anche ai mega burocrati cinesi.
Il secondo ordine di motivi che, se vogliamo, può essere figlio del primo, è che guardando alla nostra Borsa durante il primo crollo dell’indice asiatico il comparto maggiormente tartassato è stato quello del lusso. In pratica cioè il mercato ha pensato: i cinesi, soprattutto i più abbienti, si sentiranno più poveri e spenderanno di meno.
Mentre oggi sul fondo del nostro indice principale ci sono i due titoli del risparmio gestito, segnale che il mercato stia vedendo questo nuovo crollo della Borsa cinese non come un evento interno al colosso asiatico, bensì come un campanello d’allarme che possa far pensare all’inizio di una nuova crisi finanziaria a livello planetario.
Sarebbe una sciagura!
Scusate, ma il nostro Premier non parla dell’inizio di una ripresa mondiale? Ed i segnali che arrivano dalla Cina indicherebbero proprio il contrario?
La confusione regna sovrana.
Finiti i cicli economici? Sì insomma quelle cose lì … espansione … recessione … ripresa e nuova espansione …
Si passa da una recessione all’altra?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro