La Commissione europea ci infila un’altra suppostina da 420 euro a famiglia
Olli Rehn, il Commissario Ue agli Affari Economici, ieri ha chiaramente detto che il nostro Paese non sta rispettando gli impegni sottoscritti e inseriti nella nostra Costituzione, quindi, sarà necessaria una nuova manovra economica,
Il nostro Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha ribadito che non ci sarà alcuna manovra, ma vedrete che prima della fine dell’anno dovrà cedere, intanto l’Europa ci ha dato tempo fino a settembre, quando si rivedranno i conti.
Nel frattempo, qualora non peggiori la nostra situazione (non so se gli italiani saranno in grado di versare quella marea di tasse che ci cadrà addosso da oggi ad ottobre, quindi lo Stato potrebbe incassare meno del previsto), i conti da fare sono semplicissimi.
Si tratta di 420 euro a famiglia. Come l’ho calcolato? Semplice.
Rehn ha parlato di uno scostamento dello 0,6% del Pil.
Il nostro Pil è pari a 1.600 , miliardi di euro.
Quindi 1.600 x 0,6% = 9,6 miliardi di euro.
Dato che le famiglie in Italia sono 22.900.000 (dati Istat)
9.600.000.000 : 22.900.000 = 420 euro circa
Ovviamente sto parlando di un importo medio, nella realtà diverse famiglie (forse quasi la metà delle famiglie italiane), soprattutto al Sud, non saranno in grado di pagare questo importo (in aggiunta a tutte le altre tasse già previste) quindi molti di noi dovranno tirar fuori il doppio od il triplo di questa cifra.
Dato che l’impegno è gravoso, equivale infatti a circa 3 Imu sulla prima casa, è anche molto probabile che una parte di questi 9,6 miliardi arrivi dalla svendita, da parte del nostro Tesoro, di quote azionarie in mano allo Stato (Eni, Enel, Finmeccanica ecc. ecc.) o dal collocamento in Borsa di società attualmente completamente controllate dallo Stato (Poste).
Quanto si otterrà da questa nuova ondata di “privatizzazioni”? Presumibilmente la metà di quella cifra, ma naturalmente questo è tutto da vedere.
In ogni caso non sarebbe una operazione totalmente vantaggiosa, innanzitutto perché a furia di vendere i “gioielli di famiglia” prima o poi finiscono, ma anche perché queste operazioni non sono ininfluenti per le nostre entrate future.
Paolo Scaroni, ad esempio, lasciando l’Eni, ha salutato tutti ricordando che lui, quest’anno, è stato il maggior contribuente italiano, il dividendo incassato dagli azionisti (ed ovviamente relativo ai reddito del 2013) è infatti stato pari a 1,1 euro per azione. Cassa Depositi Prestiti (una specie di “Banca di Stato”) azionista col 25,76% del capitale di Eni, ha così incassato 1,03 miliardi di euro ed il Tesoro, che ha il 4,34% della società petrolifera circa 173 milioni di euro.
Insomma è chiaro che se diminuiamo la nostra quota (già ora abbiamo solo il 30% di Eni), incasseremo meno dai dividendi che saranno distribuiti nei prossimi anni. Quindi le cosiddette privatizzazioni, non sono operazioni assolutamente indolore.
Ma occorre sottolineare un altro aspetto assolutamente fondamentale e che i nostri politici, ed i nostri media, continuano a travisare: la Commissione europea non ci mette le sue “suppostine” per cattiveria o sadismo nei nostri confronti, bensì ci chiede solo di rispettare i patti sottoscritti e che invece continuiamo a disattendere.
Renzi quindi imbroglia gli italiani quando (finge) di prendersela con “l’Europa”, non ha alcuna colpa Olli Rehn delle continue manovre fiscali che ci richiede, occorre solo constatare, ed è sufficiente l’intelligenza di un lombrico, che rispettare quei patti significa, per il nostro Paese, suicidarsi, tanto vale quindi guardare in faccia la realtà, appurare che l’Italia “non può permettersi” una moneta come l’euro, ed arrivare “concordemente” ad una uscita programmata.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro