La Fed ridurrà il suo bilancio … ma con calma. E la Bce?
Tranquilli … state tranquilli!
E’ vero, una Banca Centrale dovrebbe avere un bilancio molto contenuto, tuttavia, se durante gli anni di crisi, per frenare le conseguenze nefaste di un Pil in calo, è “costretta” a operare in maniera anticiclica, aumentando anche molto significativamente il proprio bilancio, questo non sarà un grosso problema, negli anni di crescita economica che, come noto, sono … la “normalità”, si continuerà ad operare in maniera anticiclica riducendolo progressivamente.
Il Pil “normalmente” cresce, solo eccezionalmente cala, quindi c’è tempo per ridurre un bilancio della Banca Centrale eccessivamente gonfiato (in genere di titoli pubblici).
Sì, però … però se la premessa è corretta c’è qualcosa che non torna.
Per gli Stati Uniti (ahimè non per noi) la ripresa economica è iniziata già nel 2009, negli Usa il Pil è calato soltanto nel nefasto 2008, da allora solo crescita economica … tuttavia … in tutti questi ultimi 8 anni la Fed non ha mai pensato di ridurre il proprio bilancio, anzi, è arrivato alla non indifferente cifra di 4.500 miliardi di dollari.
Cominciamo col dire quanti sono 4.500 miliardi di dollari.
Visto che il Pil degli Stati Uniti è di poco superiore al 18.000 miliardi di dollari, 4.500 miliardi sono poco meno di un quarto del Pil Usa. Quindi una cifra senza dubbio rilevante, ma, sotto questo punto di vista, la Banca centrale europea è messa molto peggio, il bilancio della Bce, infatti, è pari al 38% del Pil dell’eurozona. Non parliamo poi della Bank of Japan che ha un bilancio pari al 92% del Pil giapponese!
Precisato questo torniamo alla Fed, visto che la recessione in quel Paese è stata “breve” (circa sei trimestri), ed è ormai un lontano ricordo (si è conclusa nel primo semestre del 2009) non si capisce perché la Fed non abbia cominciato già da tempo il piano di riduzione del bilancio invece di continuare a rinnovare i titoli in portafoglio man mano che scadevano.
In altre parole soltanto ora la Fed comincia a trattare l’argomento, tra l’altro ipotizzando un percorso di riduzione che dovrebbe concludersi nell’anno del mai. Janet Yellen, infatti, ha annunciato che l’operazione dovrebbe iniziare il prossimo ottobre con un ammontare mensile di 10 miliardi di dollari.
Capirete bene che per azzerare 4.500 miliardi di dollari al rimo di 10 miliardi al mese occorrono 37 anni e mezzo … insomma, un po’ tanto. Quindi … vabbè essere prudenti … perciò la Presidentessa ha aggiunto che nel 2018 l’importo dovrebbe aumentare gradualmente fino ad arrivare ad un massimo di 50 miliardi di dollari.
Naturalmente, poi, il bilancio della Fed non deve essere azzerato, si stima che possa a regime collocarsi fra i 1.000 ed i 2.000 miliardi di dollari ed, anche se non si è parlato di tempistiche le previsioni più accreditate sono per una conclusione dell’operazione intorno al 2021 … sempre se tutto va bene … perché …
Perché, ha precisato la Yellen: “la Fed è pronta a sospendere la normalizzazione e riprendere l’acquisto di acquisto degli assets nel caso in cui lo strumento principe della politica monetaria, i tassi dei Fed Funds, non dovessero essere sufficienti per contrastare un futuro shock negativo sull’andamento economico”.
Certo! E chi avrebbe avuto dubbi in proposito.
Ma a questo punto la domanda che tutti dovremmo porci è: se la Banca Centrale americana, per ridurre un bilancio pare al 23% del proprio Pil, dopo otto anni consecutivi di ripresa economica, ci impiega tutto questo tempo, quanto ci impiegherà la Bce a ridurre il proprio bilancio, pari al 38% del Pil dell’eurozona, visto che tutt’ora sta continuando (e si pensa prorogherà ulteriormente) gli acquisti?
Ed ancora …
Il prossimo governo tedesco, ora anche pressato da un’opinione pubblica che si è espressa molto chiaramente col voto, quali pressioni farà per concludere in fretta gli acquisti da parte della Bce ed iniziare nel più breve tempo possibile una politica di riduzione del bilancio?
E per noi, noi italiani intendo, che già oggi, quindi in una condizione assolutamente favorevole, continuiamo a chiedere maggiore flessibilità perché siamo con l’acqua alla gola, che anni si prospettano?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro