La guerra dell'olio fra Italia e Spagna
Se a comprarti sono i ricchi, allora va tutto bene, ma se invece sono gli straccioni come te, allora è umiliante e si alzano gli scudi.
O forse è solo una strategia per alzare il prezzo?
Com’è messa davvero la Deoleo?
Le Banche spagnole che, loro malgrado, ne sono diventate azioniste, non ne possono più ed hanno messo in vendita il 31,4% del capitale, del “colosso” oleario Deoleo, ma nessuna offerta arrivata ha superato il valore attuale di Borsa dell’azienda, che conclusione occorre trarne?
L’offerta italiana è la più interessante, ma gli spagnoli sembrano opporre uno spirito nazionalista. Non sarà, mi chiedo, una maniera “araba” di trattare sul prezzo?
Certo la guerra fra poveri è uno degli spettacoli più penosi al quale si può assistere, si può essere “dignitosamente” poveri, ma davvero la Spagna si trova in una situazione in cui può permettersi il lusso di guardare “da che parte arrivano i soldi”?
Anche noi non abbiamo guardato da dove arrivassero i quattrini per le disastrate casse di Telecom, si doveva rifilare la sòla a qualcuno e quella volta ci sono caduti gli spagnoli, oggi, forse, memori di quella fregatura gli iberici tentano di alzare il prezzo di un’azienda “fritta” (trattandosi di olio non potevamo dire “bollita”).
Attenzione quindi che stiamo mettendoci soldi pubblici, l’offerta italiana infatti arriva da IQ Made in Italy Investment Company, partecipata al 50% dal Fondo Strategico Italiano (di Cassa Depositi e Prestiti) e dal fondo sovrano del Qatar, quindi dobbiamo essere doppiamente prudenti ed evitare nella maniera più assoluta fregature.
Abbiamo già una miriade di problemi, se poi andiamo a prenderci una “sòla” dagli spagnoli sarebbe proprio il colmo.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro