La prossima crisi economica? Peggio del 2008!
Sul web, con una certa regolarità, compaiono degli articoli che potremmo tranquillamente definire “catastrofisti”, in essi si prefigura infatti non solo una nuova crisi economica, ma un vero terremoto finanziario in grado di mandare in fumo i risparmi di milioni di persone in tutto il mondo.
Questi articoli, ovviamente, non hanno alcun valore, le infauste previsioni vengono attribuite a sedicenti “broker”, sì insomma, avete capito, sono spazzatura e non val neppur la pena di parlarne.
Detto questo, però, il fantasma di una nuova crisi economica (che per l’Italia non sarebbe “nuova”, ma solo la continuazione di quella “vecchia”) comincia ad aleggiare.
In effetti le previsioni di una prossima crisi finanziaria mondiale “peggiore di quella del 2008” ormai non arrivano soltanto dai gufi di professione, ma anche da personalità alle quali dobbiamo attribuire non solo competenza, ma anche obiettività.
E’ il caso, ad esempio, di Guan Jian Zhong, un nome che potrebbe non dire nulla anche a coloro che seguono il mondo della finanza, ma si tratta del Presidente della Dagong Global Credit Rating Co.,Ltd cioè dell’agenzia di rating cinese che ormai da tempo si rivela maggiormente attendibile rispetto alle più celebrate “tre sorelle”, e cioè le americane Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch.
Naturalmente Jian Zhong non si è spinto fino a dare una “data”, ed ha usato il condizionale, ma la sua dichiarazione: “nei prossimi anni l’economia globale potrebbe scivolare in una nuova crisi finanziaria globale…peggiore perfino di quella del 2008” non può non destare preoccupazione.
Per Jian Zhong la prossima crisi sarebbe dovuta “alla portata dell’erogazione dei crediti che nelle economie dei Paesi sviluppati ha ecceduto il potenziale della produzione di beni creando una bolla”.
Ed aggiunge che questa crisi “è stata trasmessa al mondo intero attraverso una politica di quantitative easing e l’utilizzo della stampa di moneta”.
Ora, non voglio dire che Jian Zhong legga Finanza In Chiaro, ma è ciò che sostengo da diverso tempo, e che a me pare talmente evidente da sembrar banale.
Essendo stata immessa, nel corso di questi ultimi anni, una quantità stratosferica di liquidità calcolabile, solo per gli Stati Uniti, in diversi trilioni di dollari, ora i casi sono due: o sono riusciti a produrre un esorbitante boom economico in grado di “riassorbirla”, oppure prima o poi il mercato “toglierà” la quantità in eccesso, inducendo così una nuova crisi.
Ovviamente tutti noi auspichiamo che a verificarsi sia il primo caso, ma i dati che arrivano dall’economia cinese e soprattutto il crollo dei prezzi delle materie prime, petrolio in testa, anche se parzialmente dipesi dall’apprezzamento del dollaro, non inducono all’ottimismo.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro