La ripresa in Italia? ‘na fetecchia!
Vanno ormai avanti da mesi a parlare in maniera entusiasta della ripresa economica italiana ed ora che stanno arrivando le prime stime pare dimostrarsi niente più che “ ’na fetecchia”.
Il Centro Studi di Confindustria, infatti, annuncia trionfalmente che al termine del primo quarto avremo davanti alla variazione del Pil un segno più, un rialzo, però, assolutamente insignificante (+0,2%), decisamente inferiore alle più pessimistiche previsioni, ma per l’Associazione degli industriali basta e avanza per festeggiare.
A dir la verità non si capisce davvero cosa si debba festeggiare perché solo due mesi fa la stessa Confindustria aveva previsto un Pil in crescita per il 2015 come minimo del 2,1%!!!
Veniva stimato infatti che i soli effetti combinati del minor prezzo del petrolio, euro più debole, calo dei tassi a lunga e maggior vivacità del commercio mondiale avrebbero avuto l’effetto di “spingere” il nostro Pil del +2,1% nell’anno in corso e del 2,5% nel prossimo. E veniva letteralmente sottolineato che questo “non si tratta della stima di crescita totale, ma dell’effetto composto dei quattro fattori sul Pil”.
Si specificava infatti che “Con gli Usa tornati a essere locomotiva number one, la Cina in rallentamento pilotato e l’India in accelerazione, il quadro internazionale resta propizio all’avvio della ripresa”. Quindi, ad una stima iniziale intorno al +0,9% andavano aggiunti quei fattori di “spinta” che lo stesso Centro studi di Confindustria definiva “una vera manna dal cielo” e che venivano calcolati “in maniera prudenziale” pari al +2,1%, fattori esterni che portavano così ad una previsione di crescita del nostro Pil nel 2015 probabilmente vicina al 3%. Ebbene se si parte con un primo trimestre a +0,2% ditemi voi come faremo centrare quelle stime.
Insomma se dopo anni di recessione siamo costretti a “festeggiare” un misero +0,2% significa proprio che siamo sull’orlo del baratro. E tutto questo ammesso e non concesso che questo dato (+0,2%) sia poi confermato dalla realtà.
Quante volte infatti negli ultimi anni le previsioni di crescita del nostro Pil si sono poi rivelate, alla prova dei fatti, errate. E, guarda te che caso, sempre, ma proprio sempre sono state sovrastimate.
Lo dico da statistico, quando tutte le previsioni fatte da Istituti diversi vengono sbagliate “in una unica direzione”, i casi sono due, o sono intervenuti fattori imprevedibili che hanno variato in maniera univoca il fattore di stima, o … meglio lasciar perdere … avete capito.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro