La rivolta fiscale di Maroni assomiglia al bazooka di Draghi
E’ stata evocata tante volte, senza aver mai scaturito un seppur minimo fatto concreto, al punto che ora ha perso di credibilità. E’ derubricata a provocazione, una minaccia che non spaventa nessuno perché fa parte di un rituale.
Mi riferisco alla “rivolta fiscale” paventata dalle due regioni a guida leghista, la Lombardia ed il Veneto.
Quando i cittadini del Nord Italia vengono defraudati, puntualmente minacciano una ribellione, ma il Governo centrale se ne fa sberleffi, sa bene che gli è sufficiente alzare un po’ la voce perché “i polentoni” abbassino la testa e si mettano subito a lavorare come fanno da centinaia di anni, sono ormai troppo abituati a subire.
Caro Zaia, lo Stato per farsi comprendere ancora meglio, visto che i veneti sono soliti utilizzare il dialetto, te lo ha detto chiaramente nella tua “lingua”: Paga e Tasi!
La rivolta fiscale è una minaccia talmente ridicola che non è mai stato chiarito neppure come possa essere messa in pratica, perché i casi sono due: o si invitano i cittadini a non versare tasse allo Stato, ma allora si deve anche garantire loro una “protezione” qualora l’Autorità centrale reagisse in maniera autoritaria, oppure non si versano allo Stato tributi che gli Enti Locali riscuotono.
Ed è per questo che sentire Maroni, dal palco di Piazza del Duomo, al termine di una manifestazione che ha raccolto tanta gente come da tempo non accadeva, annunciare di essere pronti a lanciare una “rivolta fiscale” … fa quasi sorridere.
La “rivolta fiscale” di Maroni assomiglia molto al “bazooka” di Draghi, nessuno lo ha mai visto.
Il fatto, però, è che la gente sta sempre peggio, e proseguire su questa china non è una buona scelta, chi sta all’opposizione è inutile che starnazzi, farebbe meglio a fare un piccolo, magari piccolissimo, fatto concreto, servirebbe certamente di più che non prendere qualche applauso dalla folla.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro