La Trilaterale ed il Bilderberg condannano Berlusconi

La Trilaterale ed il Bilderberg condannano Berlusconi

Ore 19:45 di giovedì 1 agosto 2013, va in onda l’ultima scena di una farsa colossale, la sentenza della Corte di Cassazione nei confronti del cosiddetto processo Mediaset che vedeva fra gli imputati anche Silvio Berlusconi.

La “Cupola” che vuole governare il mondo, la Commissione Trilaterale ed il Gruppo Bilderberg, tanto per capirci, cioè quell’insieme di faccendieri e uomini del malaffare che stanno soffocando il mondo occidentale portandolo alla rovina, crede così di aver raggiunto lo scopo che si era prefisso già da diversi anni, cioè distruggere politicamente e umanamente Silvio Berlusconi.

Viene anche rispettato il copione seguito da tutte le organizzazioni più spietate, e cioè che il nemico non va tanto eliminato “fisicamente” (potrebbe resistere “il mito”), ma ne va distrutta la figura, la moralità e l’integrità. L’arma impiegata per l’esecuzione è la Magistratura, che, in questi casi, a mo’ di rafforzativo, viene ribattezzata “Giustizia”.

Quale sia la colpa di Berlusconi, per la quale è stata emessa questa sentenza capitale da parte della Commissione Trilaterale, è evidente a tutti.

Berlusconi non è mai piaciuto all’establishment che Governa il mondo, è un imprenditore non un politico, ed anche una volta diventato Presidente del Consiglio continua a comportarsi da imprenditore, cioè cerca di fare gli interessi economici dell’Italia senza dare peso agli equilibri geopolitici, quindi si attira immediatamente le antipatie delle burocrazie del Vecchio Continente e, inevitabilmente si scontra con l’oligarchia finanziaria anglosassone.

Egli stringe amicizie, ovviamente nell’interesse dell’Italia, con leader mondiali invisi alla Trilaterale (due nomi su tutti: Putin e Gheddafi) per garantirsi, ai migliori prezzi di mercato, le indispensabili risorse energetiche delle quali, uno Stato manifatturiero come il nostro, ha assoluta necessità.

Per certi versi, quindi la persona alla quale potremmo paragonarlo è certamente Enrico Mattei. Anche se Mattei non ebbe mai incarichi politici senza dubbio era colui che “guidava” la politica economica nazionale e lo fece nel solo interesse del nostro Paese, sappiamo tutti, poi, la fine che gli fecero fare le multinazionali del petrolio americane.

Come dicevo, oggi, non si usa più far precipitare un aereo facendolo passare per un guasto, Berlusconi, in un caso del genere, sarebbe diventato un “martire”, si preferisce invece, proprio come fanno le mafie, distruggere il nemico dal punto di vista morale, occorre infangarlo ed attribuirgli tutti i peggiori crimini.

Un comportamento ancora più umiliante rispetto all’eliminazione fisica.

D’altronde questo “metodo” era già stato utilizzato con successo nei confronti di Bettino Craxi e Giulio Andreotti, forse gli ultimi veri leaders politici che abbia avuto l’Italia.

A Craxi ed Andreotti non fu perdonata la vicenda di Sigonella, l’unico caso, nel dopoguerra, in cui Carabinieri italiani e forze speciali dell’esercito americano (i Navy Seal) furono ad un passo da uno scontro a fuoco. L’unico caso in cui uomini politici italiani ebbero il coraggio di rifiutarsi di obbedire agli ordini del Presidente degli Stati Uniti rispondendogli che: “Sul suolo italiano, comandano gli italiani”.

Quel gran rifiuto nei confronti dell’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan costò loro praticamente la vita perché fu scatenata la Magistratura che in due procedimenti diversi li accusò delle più infamanti nefandezze.

Oggi tocca a Berlusconi, la storia si ripete, all’uomo di Arcore è stato intimato più volte di lasciare la politica, avrebbe avuto una vita di lussi continuando a fare l’imprenditore, ma sappiamo che nel vocabolario del Cavaliere non esiste la parola “sconfitta” e lui ha opposto un rifiuto.

Volete una prova di questa mia tesi? Semplice!

Qual è l’emblema per eccellenza della finanza mondiale? Cosa legge prima di ogni altra cosa un uomo d’affari in qualunque luogo al mondo si trovi? Sì certo, nessun dubbio …

Il Financial Times

Ed il Financial Times come titola dopo la conferma della sentenza da parte della Cassazione? Così …

“Cala il sipario sul buffone di Roma”

Un linguaggio che non si può trovare neppure in un tazebao di un Centro Sociale.

Un titolo del genere è più che una firma, e non lascia dubbi su chi siano i mandanti.

Ed ora come andrà a finire?

Nessuno lo può ancora sapere, nemmeno la Trilaterale che pensava già di aver “ucciso” politicamente Silvio Berlusconi quando nel novembre del 2011 organizzò il colpo di Stato in Italia che portò al governo Mario Monti.

Che si sia trattato di un colpo di Stato, penso che non ci siano dubbi. Se in un giorno viene deposta la persona democraticamente eletta alla carica di Presidente del Consiglio e sostituita con un’altra che non ha nessuna legittimazione popolare, beh, come possiamo chiamarlo se non golpe?

Come non c’è alcun dubbio su chi abbia ordito il golpe visto che in quel momento Mario Monti è il Presidente per l’Europa della Commissione Trilaterale, mandato che lascia a Jean Claude Trichet assumendo la carica di Premier in Italia.

Nelle elezioni dello scorso febbraio, però, Berlusconi, dato da tutti per spacciato, compiva il miracolo, risultando il vero vincitore morale della tornata elettorale e ribaltando un pronostico che non gli dava chance, quindi anche oggi seppur formalmente fuori dai giochi, non si può dire che il Cavaliere abbia chiuso la sua avventura politica.

Certo che se dovesse rinascere anche questa volta come un’Araba Fenice si dovrebbe davvero gridare al miracolo, ma, come si dice, quando c’è di mezzo Silvio Berlusconi … mai dire mai.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro