Le previsioni economiche: chi le azzecca sempre e chi non le azzecca mai
Nonostante la scienza statistica cominci ormai ad avere qualche secolo di vita (indicativamente potremmo datare la nascita intorno alla seconda metà del 1700), rimane ancora una materia “oscura” per la maggior parte della popolazione.
Spesso mi sono chiesto: “Perché?”.
Certamente perché, come noto, le scienze matematiche risultano materia ostica per gran parte della popolazione, ma questa giustificazione, a mio modo di vedere, non è sufficiente.
Penso che nessuna altra scienza, sia stata “violentata” come la statistica. Violentata da chi? Beh da tutti coloro che, in maniera disonesta, l’hanno voluta piegare ai loro voleri, naturalmente per il loro tornaconto personale.
Come noto la scienza statistica nasce dal fatto che la maggior parte dei fenomeni che condizionano la nostra esistenza non sono deterministici, ossia non possiamo averne una totale conoscenza. Ne deriva che il concetto fondamentale, che non può essere disgiunto dalla statistica, è quello dell’incertezza.
Ho voluto ricordare queste semplici nozioni soltanto perché devono essere le basi condivise dalle quali partire.
Ed allora uno statistico non dirà mai di fare delle previsioni, bensì di calcolare delle stime. Ed il calcolo di una qualsiasi stima dà sempre come risultato … una variabile casuale.
Nel caso che, per semplicità, quella stima venga espressa con un numero esso altro non è che la media di quella variabile casuale.
E siamo arrivati al punto focale. Se la stima (chiamatela pure previsione, non importa), come detto, è una variabile casuale, e se è calcolata in maniera “corretta”, essa risulterà differente dal valore reale solo casualmente, cioè qualche volta per eccesso, altre volte per difetto.
Ed allora se le stime (o previsioni) sono costantemente superiori al dato reale se ne deve dedurre che sono “distorte”, e se escludiamo un errore sistematico fatto “in buona fede”, dobbiamo ritenere che la distorsione altro non sia che una “violenza” perpetrata sui numeri affinché essi ci dicessero ciò che noi volevamo sentirci dire.
Avete già capito dove volevo arrivare.
Se ogni volta i nostri governanti sbagliano le previsioni economiche, e sempre per eccesso, non c’è altra giustificazione che quella di aver deliberatamente distorto i dati, insomma di aver agito sui numeri in maniera disonesta.
Questo concetto l’avevo già più volte sottolineato. Ora, però, voglio fare un passo avanti e “scoprire” un altro comportamento disonesto.
Non so se avete notato che il governo cinese in particolare, ma negli ultimi tempi anche quello indiano, azzeccano sempre, con estrema precisione, le loro previsioni di crescita.
Per quanto detto in precedenza questo fatto, più che anomalo, è statisticamente impossibile (o se volete essere corretti: con probabilità approssimata a zero). Se, come abbiamo detto, la stima è una variabile casuale sarà a volte superiore, altre volte inferiore, al dato reale, solo eccezionalmente uguale.
La domanda su come faccia quindi Pechino a raggiungere sempre (o perlomeno con l’approssimazione di un decimale) i suoi obiettivi trimestrali anche quando l’economia internazionale subisce forti contrazioni rimane senza risposta. Misteri cinesi.
Ma i cinesi, in questo campo hanno ora chi li surclassa, rimane un arcano, infatti, capire come il governo di Nuova Delhi possa aver centrato tutti gli ambiziosi obiettivi di crescita in questi ultimi anni se nello stesso periodo è stata tagliata la spesa pubblica, sono aumentati i tassi di interesse, erano in frenata i consumi e le importazioni sono scese del 10%. Misteri indiani.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro