Lo spread? Stati Uniti peggio dell’Italia
Con la recente evoluzione della situazione politica nel nostro Paese è tornato in voga un termine che da tempo avevamo un po’ tutti messo nel dimenticatoio: spread. Una parolina che, dietro la sua innocua apparenza, è stata usata come una clava nei nostri confronti.
Per “colpa” dello spread la Repubblica Italiana ha vissuto forse il momento più tragico della propria storia: il governo Monti. Un esecutivo che, imponendo terribili restrizioni ci ha fatto sprofondare nel più lungo periodo di recessione che la nostra Repubblica abbia mai sopportato: 13 (diconsi tredici) trimestri consecutivi di calo del nostro Prodotto interno lordo.
Tralascio di sottolineare quanto tutto ciò è costato in termini di sofferenza per la popolazione, per non parlare della perdita di vite umane.
Ma lasciamo perdere, mi auguro soltanto che un giorno sia scritta la vera storia di questo scempio.
Oggi, dicevo, appena la politica italiana ha cominciato a dare i primi flebili segnali di “cambiamento” ecco che è tornato di moda lo spread. I soliti media nazionali hanno cominciato a battere la grancassa cercando di intimorire gli italiani.
Lo spread è di nuovo “argomento da telegiornale”.
Ah! Un attimo, sto dando per scontato che tutti sappiano cosa sia lo spread, forse, però, è meglio ricordarlo: lo spread è il differenziale di tasso fra il rendimento di un titolo dello Stato italiano decennale a tasso fisso e l’equivalente tedesco, espresso in centesimi.
Quindi, ad esempio, dato che il titolo dello italiano decennale a tasso fisso (il BTP) alla chiusura dei mercati, ieri, rendeva il 2,34% mentre l’equivalente tedesco (il Bund) rendeva lo 0,57%, la differenza di rendimento (2,34%-0,57% = 1,77%), espressa in centesimi (177 punti), rappresenta lo spread.
Dobbiamo preoccuparci?
Forse!
Perché lo spread, in Europa, viene praticamente determinato dalle politiche monetarie adottate dalla Bce. Se la Banca Centrale continua a comprare i titoli dello Stato emessi dai vari Paesi dell’eurozona i rendimenti rimarranno bassi, quando smetterà … si alzeranno.
Oggi, proprio per questo motivo, ossia a causa dell’acquisto da parte della Bce di titoli di Stato dei vari Paesi aderenti alla moneta unica, cioè il cosiddetto Quantitative easing, un titolo dello Stato italiano rende molto di meno dell’equivalente americano!
Il titolo dello stato americano decennale a tasso fisso (Treasury) alla chiusura dei mercati, ieri, rendeva il 3,063% quindi lo spread sempre nei confronti della Germania era di 249 punti!
Il più alto negli ultimi trent’anni!!! Ossia da prima dell’unificazione delle due Germanie!!!
Gli americani si devono preoccupare?
Assolutamente no!
Innanzitutto perché la Banca Centrale americana (la Federal Reserve) da tempo ha smesso (almeno ufficialmente) di comprare titoli del debito pubblico, ma soprattutto perché il maggior tasso pagato dal Treasury dipende dal fatto che l’economia americana cresce a livelli molto superiori rispetto a quelli dell’eurozona!
Ne deriva quindi che non è tanto il livello dello spread che deve preoccupare noi italiani, quanto la mancata crescita, potremmo anche avere lo spread a zero, ma se non cresciamo il nostro tenore di vita peggiorerà, ed il famigerato Governo Monti questo ci ha lasciato in eredità.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro