Maria Elena Boschi, farebbe meglio a tacere
L’invito non le viene da esponenti dell’opposizione, ma proprio da un compagno di partito, Miguel Gotor, queste le sue precise parole: “Ho letto che il ministro Boschi sul Corriere della Sera interviene sulla mancata aggregazione della Banca Etruria con la Banca Popolare di Vicenza. Non mi sembra né consigliabile né opportuno che un ministro della Repubblica si esprima oggi, ad un anno di distanza, su una aggregazione bancaria che spettava allora al Consiglio di amministrazione della banca in cui sedeva suo padre. Se è vero che nella posizione del ministro non si configura alcun conflitto di interesse, mi permetto in ogni caso di suggerire almeno maggiore disinteresse, presente e futuro nell’intervenire su vicende relative alla Banca Etruria, mentre sono ancora in corso indagini della magistratura che è bene proceda nella più totale autonomia e senza indebite pressioni”.
Sottoscrivo completamente quanto detto dal Senatore PD che approvo in toto, anche nella forma.
La Boschi, infatti, dopo l’intervento alla Camera nel dibattito che ha preceduto il voto sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dal M5S, era sparita dai radar.
Ma, finite le vacanze, si è dimostrata iperattiva dal punto di vista mediatico, dopo la comparsata dalla Gruber ecco quindi una lunga intervista al Corriere della Sera, un giornale (passatemi l’esagerazione) sempre in prima linea quando occorre andare in aiuto di Renzi e degli esponenti del suo Governo (Ahi ahi ahi Marchionne cosa vai a combinarmi).
E proprio dalle colonne della Bibbia di Via Solferino la Boschi ha fatto trapelare tutto il suo nervosismo, probabilmente comincia a capire che la posizione del padre pare debba aggravarsi nei prossimi giorni o nelle prossime settimane e questo, per lei, potrebbe significare anche la fine della carriera politica così brillantemente iniziata.
Già dalla Gruber la mimica facciale denotava una tensione che la Ministra per le Riforme costituzionali non aveva fatto trapelare nemmeno durante il dibattito alla Camera sulla sua sfiducia, però non gli erano sfuggite frasi inopportune.
Un autocontrollo che è mancato nell’intervista al Corriere soprattutto quando la Boschi ha detto: “Se la cosa non fosse così seria, mi farebbe anche sorridere il fatto che alcuni autorevoli esponenti oggi prendano determinate posizioni, pur sapendo che sono le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria un’operazione di aggregazione con la Banca Popolare di Vicenza. Se fosse stata fatta quell’operazione credo che oggi avrebbero avuto un danno enorme i correntisti veneti e quelli toscani”.
Ovviamente il bersaglio di questo attacco è la Banca d’Italia, ed è chiaramente fuori luogo perché l’Istituto di Via Nazionale ha proprio cercato di fare tutto il possibile per cercare di salvare Banca Etruria e sono stati i vertici di quell’Istituto, fra i quali c’era suo padre, ad essere tanto allocchi quanto incapaci, visti i risultati, ad aver rifiutato un’offerta che oggi sarebbe considerata più che generosa.
Cara Maria Elena Boschi, “se fosse stata fatta quell’operazione” oggi avrebbero avuto un danno enorme SOLO i correntisti ed i risparmiatori veneti, perché si sarebbero accollati dei debiti mostruosi fatti da una Banca, come Banca Etruria, gestita in maniera disastrosa e fallimentare (per non usare altri termini in attesa che si pronunci la magistratura).
Perché a Zonin va senza dubbio attribuita una colpa grave (anzi gravissima!!!), quando nel 2000 decise (senza dubbio “spinto” da Banca d’Italia, qui sì gravemente responsabile) l’acquisizione in Sicilia di Banca Nuova e Banca del Popolo di Trapani.
E peggio ancora fece due anni dopo quando entrò in CariPrato, un Istituto decotto e fallito che ai vicentini è costato sangue sudore e lacrime.
Queste due acquisizioni, sponsorizzate da Via Nazionale e dall’allora Governatore Antonio Fazio, sono alla base di tutti i problemi attuali della Popolare di Vicenza, se a Zonin non fossero venute manie di grandezza o avesse rifiutato di fare favori ai potenti, rimanendo entro i confini del Triveneto, oggi la nostra Popolare sarebbe ancora un gioiellino come lo era sempre stata fino alla fine degli anni ’90.
Ed a proposito della CariPrato, non si può non notare una cosa: tutte le Banche toscane hanno avuto gestioni fallimentari!!! Facciamo un breve elenco, assolutamente non esaustivo:
– Monte dei Paschi di Siena, attualmente è la più grande mina che rischia di far saltare l’intero sistema bancario italiano, ha creato buchi per decine di miliardi di euro
– Banca Toscana, altro Istituto che prima del fallimento è stato incorporato dal Montepaschi
– Cassa di Risparmio di Firenze, altro Istituto disastroso rifilato in corpo a Banca Intesa
– Banca Etruria, non ne parliamo
– CariPrato idem come sopra
E dato che le Banche sono sempre state sotto l’influenza della politica locale, non si può attribuire all’intero arco costituzionale le colpe, bensì ad un settore ben delineato visto che in Toscana le elezioni sono vinte sempre dalla stessa “area” da almeno sessant’anni.
Quindi, cara Ministra Maria Elena Boschi, di Banche, lei, ed il suo partito, fareste bene a non parlarne, per pudore.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro