E’ morto Kohl l’uomo che ha buggerato Prodi (e gli italiani)
La morte di un personaggio pubblico è inevitabile che induca ad una riflessione sulla sua figura e sulla sua eredità storica e culturale.
Diciamo innanzitutto che Helmut Kohl è stato uno statista, forse uno dei pochissimi statisti che l’Europa ha avuto negli ultimi 40 anni, assieme a Margaret Thatcher e Giulio Andreotti.
Egli certamente passerà alla storia per aver dato ai tedeschi una patria unica, un evento che ha segnato un’epoca, anche se personalmente concordo pienamente con la celeberrima battuta che, come tutte le frasi intelligenti non è una battuta ma una semplice verità, pronunciata da Giulio Andreotti: “Amo talmente tanto la Germania che ne preferivo due”. Straordinaria!!!
Chiarito che, da italiano, anch’io “ne preferivo due”, non si può disconoscere che Kohl, per la Germania, è stato un grande Cancelliere.
E dopo la riunificazione della Germania, o meglio, l’annessione della Germania Est, Kohl ha messo in pratica il grande sogno del popolo tedesco: annettere tutta l’Europa.
Kohl ha avuto la lungimiranza di capire che ciò che non era riuscito a fare Hitler con la potenza delle armi si sarebbe potuto fare con la potenza economica.
Ed ebbe pure la lungimiranza di capire che la sua strategia per l’annessione dell’Europa avrebbe potuto avere un unico “nemico” o meglio un unico “concorrente” che gli avrebbe potuto rovinare i suoi piani: l’Italia.
Ebbene sì, cari lettori, la nostra Italietta con le sue microimprese faceva paura ai panzer tedeschi, faceva paura perché gli italiani sono persone geniali e … grandi lavoratori, quando lavorano in proprio!!!
Gli italiani non hanno il senso dello Stato, non hanno la concezione del “bene pubblico”, ma sono straordinariamente perspicaci, e quando lavorano per se stessi sono instancabili, nessun altro popolo al mondo, sotto questo punto di vista ci può superare.
Kohl lo aveva capito benissimo ed allora non gli restava altro che trovare il gonzo da buggerare, e lo ha trovato in Romano Prodi.
Che Romano Prodi fosse il gonzo da buggerare non c’è alcun dubbio, basta guardarne la mimica per capire immediatamente che ci troviamo di fronte ad un sempliciotto indifeso e per Kohl è stato un gioco da ragazzi gabbare il Mortadella.
Era evidente che negli anni novanta l’uscita dell’Italia dallo SME aveva reso le nostre aziende estremamente competitive in tutto il Vecchio Continente, l’Italia quindi economicamente stava vivendo un secondo Boom economico, mentre la Germania era la cosiddetta “grande malata”.
Kohl quindi aveva l’assoluta necessità di togliere al nostro Paese la straordinaria arma della “svalutazione competitiva” (termine che personalmente non amo e non ritengo appropriato, ma tanto per capirci), ed allora gli bastò rivolgersi a Prodi esattamente come Totò e Nino Taranto si rivolsero al turista americano per vendergli la Fontana di Trevi.
L’Unione europea avvantaggiava totalmente la Germania ai danni dell’Italia, come ognuno di noi ha ora potuto constatare sulla propria pelle, ma Kohl si rivolse a Prodi rivoltando completamente le carte, facendogli credere che l’Ue avrebbe danneggiato la Germania.
Ed allora, mi chiederete, come giustificò quella netta contraddizione?
Utilizzò l’arma subdola della “pietas”, cioè quel sentimento di profonda devozione che solitamente si ha verso i propri familiari o la propria Patria. Infatti disse a Prodi che l’adesione della Germania all’Unione europea era un sacrificio che egli “doveva” al fratello morto in guerra, affinché non si ripetesse mai più una tragedia simile nel nostro continente.
E Prodi gli credette, visto che ancora oggi, spesso, nelle interviste, ricorda questo fatto. Ancora oggi il Mortadella quindi non ha capito di esser stato buggerato dal Helmut Kohl, non ha capito che Kohl aveva subdolamente utilizzato la memoria del fratello, soldato nazista morto in Russia durante la Seconda Guerra mondiale, proprio per conseguire quell’obiettivo che il fratello, con le armi, non aveva saputo raggiungere.
Ma non dobbiamo dimenticare che dietro ad un grande uomo, spesso, c’è una grande donna, ed allora Helmut Kohl certamente non avrebbe potuto arrivare fin dove è arrivato se non avesse incontrato sulla sua strada una straordinaria donna come la propria moglie.
Ovviamente mi sto riferendo ad Hannelore, la prima moglie, non quella squallida psicopatica di Maike che sposò in tarda età e che ha letteralmente fatto diventare un calvario gli ultimi anni della sua vita.
Hannelore, secondo molti, era la vera Cancelliera, figlia di uno dei più importanti armatori tedeschi proveniva da una famiglia “molto vicino agli ambienti nazisti e fieramente antisemita”. Dopo esser stata per 41 anni l’ombra del marito, morì, probabilmente suicida, al termine di un lungo periodo durante il quale fu costretta a vivere al buio per una rara malattia agli occhi.
Ma Kohl non ebbe solo la sventura di scegliersi una seconda moglie “sbagliata” egli sbagliò anche nel scegliersi il proprio successore.
Egli fu infatti il mentore di Angela Merkel, una persona viscida, che, per non rischiare di rovinare la sua carriera politica, è arrivata a rinnegare le proprie origini polacche (il suo vero cognome in realtà è Kasner e quello della madre Jentzsch). Ella, infatti, volle mantenere il cognome del primo marito (appunto Merkel) proprio perché tipicamente tedesco, nonostante dallo stesso divorziò dopo meno di cinque anni di matrimonio poiché l’attuale Cancelliera aveva intrapreso una relazione extraconiugale con un’altra persona a sua volta sposata.
Ma la Merkel non è una persona viscida per questioni legate alla sua vita privata, lo è perché non si fece scrupoli nel pugnalare alle spalle proprio il suo mentore, ossia Helmut Kohl, dopo che lo stesso, strumentalmente coinvolto in una questione di fondi al partito, sapendo perfettamente che si sarebbe giocato la sua carriera politica, si rifiutò categoricamente di fare i nomi dei finanziatori, dimostrando integrità morale.
In quel momento la Merkel non esitò a pugnalarlo alle spalle scrivendo una ormai storica lettera al Frankfurter Allgemeine Zeitung con la quale prese le distanze da Kohl. Cinque anni dopo fu eletta Cancelliera. (Per completezza di informazione ricordo che a restare fedele a Kohl rimase Wolfgang Schaeuble).
Nonostante comunque queste dolorose vicende familiari ed il tremendo errore di aver lasciato la propria eredità politica in cattive mani, Kohl, come ho già detto, può a tutti gli effetti esser ricordato dai tedeschi come un grande uomo di Stato …
… dai tedeschi purtroppo … non da noi italiani.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro