Obama: Ignobel
E’ difficile capire cosa ci sia dietro l’aggressione che gli Stati Uniti si apprestano a fare nei confronti di uno Stato sovrano, forse la situazione economica “reale”, al di là dell’Oceano, è talmente seria che, come sempre è accaduto nella storia, si cerca di “sanarla” con una guerra.
Il fatto che il Presidente degli Stati Uniti giustifichi una decisione così insensata dicendo che: “E’ in gioco la credibilità dell’America” potrebbe essere un indizio. Se si sostituisce, infatti, il termine politichese “credibilità” con quello effettivo che potrebbe essere “sopravvivenza”, la frase da illogica (perché sarebbe in gioco la credibilità???), diventerebbe assolutamente logica.
Quando è in gioco la sopravvivenza si prendono anche le decisioni che, e cito ancora testualmente Obama: “… non sono quelle che uno vorrebbe prendere”, ed a questo punto il cerchio quadra perfettamente.
Il fatto è che gli sviluppi possono davvero essere imprevedibili a fa gelare il sangue nelle vene il comunicato del Vaticano che riportiamo virgolettato “Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”.
Per cui in questo momento Obama sta per compiere il più grave crimine della storia: potrebbe far scatenare la terza guerra mondiale.
Obama, ovviamente, è solo un burattino nelle mani di coloro che vogliono arrogarsi il diritto di governare il mondo, e vista a posteriori, la sua elezione sembra proprio fatta ad hoc per arrivare a questo punto.
Forse il mondo occidentale, infatti, non avrebbe mai permesso che una decisione così catastrofica fosse stata presa da un Presidente “bianco”.
Ciò che sta accadendo è chiaramente lo sviluppo di un “piano” che, ripetiamo, potrebbe portare ad un conflitto mondiale, naturalmente noi ci auguriamo di no, ma la guerra contro la Siria era già stata decisa nel momento in cui è stata invasa la Libia, ed a sua volta è una fase propedeutica allo “scontro finale” che avverrà in Iran.
Due anni e mezzo fa, nel momento in cui gli occidentali hanno cominciato a bombardare Tripoli, le persone più addentro alle vicende di politica internazionale avevano immediatamente previsto che il bersaglio successivo sarebbe stata la Siria di Bashar al Assad.
Cito una sola persona, col quale non potrei avere visioni più distanti in campo politico ed economico, per cui non mi si può accusare di parzialità, mi riferisco a Giulietto Chiesa, andate a leggere cosa scriveva quando imperversava la guerra in Libia, più di due anni fa, potrebbe essere un corsivo scritto oggi.
Aveva dipinto con assoluta precisione quali sarebbero stati i passi successivi, degli Stati Uniti e dell’Occidente, prefigurando lo scenario che tutti noi abbiamo oggi sotto gli occhi.
Anzi, per la verità, una cosa non l’aveva prevista, ed è il fatto forse più inquietante di tutti: il voto contrario, all’intervento in Siria, da parte del Parlamento britannico!
Forse vi sorprenderete del fatto che io abbia definito “inquietante” la bocciatura al primo ministro Cameron arrivata dalla House of Commons. Ma come – direte – proprio tu che sei contrario per principio a tutte le guerre, ritieni “inquietante” un voto che blocca una azione militare?
Certo! E mi spiego.
Se, proprio gli inglesi, colonialisti per eccellenza, predoni per antonomasia, si fermano davanti ad una simile operazione militare significa che hanno ritenuto imponderabili, e forse catastrofiche, anche per loro, le possibili conseguenze di un intervento bellico in Siria.
Se Gheddafi, infatti, era stato “mollato” da tutti (tranne che da Berlusconi), Bashar al Assad ha tutt’ora l’appoggio di Mosca, e già questo imporrebbe a tutti la massima cautela, ma è guardando più in là che la visione diventa apocalittica, perché se l’obiettivo finale fosse, come pare a tutti, l’Iran, in quel momento ad entrare nel gioco sarebbe anche la Cina la cui industria, al momento, dipende quasi esclusivamente dal petrolio di Teheran, ed allora lo scontro sarebbe davvero mondiale.
Abbiamo tutti una sola Terra, non permettiamo che venga distrutta da una guerra scatenata da un Premio Nobel per la Pace!
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro