Obama, Il Presidente di “Yes, we can” (fare gli affari nostri)
Una volta era tutto chiaro, quelli di centro destra stavano con gli Stati Uniti (che il Presidente fosse Repubblicano o Democratico non faceva differenza), mentre quelli di sinistra stavano con la Russia.
Ed oggi?
Oggi non si capisce più nulla!
Non è un mistero che, ad esempio, Berlusconi, fra i due, preferisca Putin, mentre la sinistra, anche quella più radicale (da Vendola in là) non ami per nulla l’inquilino del Cremlino.
Certo che per la sinistra italiana, che aveva salutato l’insediamento di Obama alla Casa Bianca come un evento di portata storica, praticamente una rivoluzione, è difficile oggi, a sei anni di distanza, giustificare un simile fallimento.
Non solo, infatti, il primo Presidente degli Stati Uniti “nero” non ha fatto nulla di diverso dai “bianchi”, ma lo stesso, premio Nobel per la pace, arriva a Roma e la sua prima dichiarazione è: “Sono preoccupato per i tagli alle spese militari che, causa crisi, sono stati annunciati da alcuni Paesi della Nato”.
Ecco il Presidente pacifista, quello che avrebbe fatto tornare in patria tutti i soldati Usa attualmente in giro per il mondo (ma per portare la pace).
Ecco colui che avrebbe messo fine ad una politica imperialista che da sempre contraddistingue gli Stati Uniti.
Certo, non fraintendiamoci, se nel dopoguerra non fossimo andati “sotto il cappello” della Nato oggi saremmo un Paese ancora più allo sbando, ma ciò non ci può indurre a sottacere la delusione evidente e palpabile per un Presidente Usa annunciato come il “vento del cambiamento” e che non si è dimostrato neppure “una brezza”.
Caro Premier Renzi, visto che nella sua azione politica, lo ha anche ammesso candidamente, si ispira a Barack Obama, vuole anche lei, come il Presidente Usa, essere ricordato per gli slogan ai quali non sono seguiti i fatti?
Obama aveva vinto le elezioni con lo slogan “Yes, we can”, ma ora è chiaro a tutti che quando diceva “Sì, noi possiamo”, non voleva sottointendere “cambiare”, ma “continuare” a fare la solita vecchia politica.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro