Obama, l'ennesima figuraccia!
Attualmente negli Stati Uniti, il Paese più ricco al mondo, la paga minima riconosciuta con una legge dello Stato, è di 5,22 euro l’ora, cioè se un’azienda paga 5,22 euro per un’ora di lavoro di un suo dipendente non può essere accusata di “sfruttamento”.
Ritengo, più o meno, che una cifra del genere sia equiparabile alla paga che i “caporali” campani o pugliesi riconoscono alla manodopera dei clandestini per la raccolta dei pomodori.
Eppure è così, nella gloriosa America è legale pagare 5,22 euro per un’ora di lavoro, per quello, forse, loro non hanno il caporalato, oppure, nonostante questo, c’è anche lì?
Non so, comunque il Presidente di sinistra Barack Obama, tempo fa, annuncia in pompa magna che aumenterà questa paga minima, portandola a 7,27 euro, sempre molto al di sotto di quanto in Italia guadagna una badante.
Attenzione poi, Obama non aveva neppure proposto che si passasse automaticamente dagli attuali 5,22 euro ai 7,27 euro, ma che l’adeguamento avvenisse … in trenta mesi!!!
Aveva paura che l’impatto fosse troppo forte per l’economia statunitense, quindi dovesse essere “diluito” in un adeguato arco temporale.
Ma ecco la sorpresa.
Ieri la legge doveva essere votata al Senato dove i democratici (quelli dello stesso partito di Obama) hanno la maggioranza. Ebbene servivano 60 voti … ne hanno presi 42!!!!! Addirittura 54 i contrari!!!! Non osiamo pensare quale sarebbe stato il responso alla Camera dove la maggioranza è repubblicana.
Insomma per essere chiari Obama si è preso una tramvata in faccia, e visto le imminenti elezioni di midterm non è un segnale da poco.
Ora si parla di un “piano B”, i democratici per convincere i repubblicani a trattare proporrebbero un aumento più contenuto dei 10,10 dollari (al cambio attuale 7,27 euro).
Comunque vada per Obama è l’ennesima figuraccia dopo il completo fallimento dell’Obamacare, che fine farà, infatti, il suo slogan “Ten, Ten”?
Per il primo Presidente nero della storia degli Stati Uniti si profila un’ingloriosa uscita di scena.
Giancarlo Marcotti per finanza In Chiaro