Oprah Winfrey, razzismo? Sì, da parte sua!

Oprah Winfrey, razzismo? Sì, da parte sua!

La vicenda che ha avuto come protagoniste la conduttrice americana di programmi televisivi spazzatura, Oprah Winfrey, e la commessa italiana di un negozio di borse a Zurigo è il classico esempio di razzismo, sì, ma … al contrario.

Il razzismo non del bianco nei confronti del nero, bensì della becera arricchita nei confronti dell’onesta lavoratrice.

In breve la vicenda. La conduttrice americana di programmi televisivi spazzatura, quei tipi di talk show fatti apposta per rimbecillire ancor di più la sterminata classe di persone prive di una pur minima base culturale (che è poi la più numerosa negli Stati Uniti), Oprah Winfrey, si trovava a Zurigo per il matrimonio di Tina Turner, evento trash per eccellenza.

La Winfrey, che non so se sia geneticamente decerebrata oppure lo sia diventata a furia di condurre giornalmente programmi per questa categoria di persone, si reca in un negozio di borse di lusso e viene accolta con la consueta cortesia e professionalità da una commessa italiana.

La conduttrice americana, dopo essersi soffermata su alcuni modelli, chiede di poter visionare una borsa di coccodrillo, e già questo testimonia che il termine da me utilizzato (decerebrata) non è assolutamente fuori luogo, la commessa le fa osservare che quella borsa, molto costosa (35.000 franchi svizzeri!!!) è praticamente uguale a quella che la Winfrey aveva già con sé.

Per tutta risposta la conduttrice afro-americana ha girato i tacchi e se ne è uscita dal negozio, dimostrando così tutta la strafottenza e l’arroganza del triviale arricchito.

La Winfrey, ha poi raccontato il fatto in una intervista alla CBS, accusando la commessa italiana di averla offesa con il suo comportamento,.

La verità è l’esatto opposto, come è evidente a tutti.

La commessa italiana, che deve essere una persona di grande sensibilità, è rimasta profondamente turbata dalla vicenda al punto da confessare ad un giornale zurighese di non dormire da diverse notti. Dimostrando poi una profonda onestà e rettitudine è arrivata al punto di chiedere alla propria titolare se desiderava che si licenziasse. La titolare, che fortunatamente ha pure lei un cervello all’interno della scatola cranica, ha immediatamente ordinato alla sua dipendente di continuare ad operare con grande professionalità, come ha sempre fatto, minimizzando l’accaduto.

Ha fatto un errore anche la commessa del negozio?
Certo! Ha usato il cervello (organo del quale la Winfrey è priva)!

Dando un consiglio, di buon senso, non ha riflettuto su un fatto.

Perché c’è qualcuno, al mondo d’oggi, che va ad ammazzare un coccodrillo, lo scuoia, ne lavora la pelle e la fa diventare una borsetta che vende a 35.000 franchi svizzeri?

Chi può essere così stupido da comprarsi un simile oggetto?

Sembra una cosa senza senso … ed invece un senso ce l’ha!

Il sistema capitalista ogni tanto fa degli errori, ma, ed in questo sta la sua grandezza, ha al suo interno un sistema immunitario molto efficiente. Proprio come il nostro organismo, infatti, è dotato di cellule, i cosiddetti macrofagi, che vanno ad aggredire, fagocitandole, particelle estranee e dannose, andando a ripristinare così un equilibrio naturale.

Il sistema capitalista, infatti, a volte fa affluire ingenti quantità di denaro verso persone che non hanno alcun merito, persone prive di qualità ed, in alcuni casi, anche di cervello, e l’esempio tipico è proprio la Winfrey alla quale è attribuito un patrimonio di 2,8 miliardi di dollari.

Ed è proprio in questi casi che si attiva il sistema immunitario andandosi a riprendere, nel più breve tempo possibile, questi enormi capitali concentratisi, per una anomalia del sistema, nelle mani sbagliate, e rimettendoli nel processo economico.

E, da questo punto di vista, una borsetta da 35.000 franchi svizzeri può essere esemplare.

Quindi, cara Adriana (il nome della commessa italiana), cercare di spiegare un comportamento di buon senso a Oprah Winfrey, non solo è perfettamente inutile, ma soprattutto è dannoso per l’economia nel suo complesso.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro