Papa Francesco come Renzi?

Papa Francesco come Renzi?

L’ultima di Papa Francesco, ossia la sostituzione al vertice della “Congregazione per la dottrina della fede” del cardinale tedesco Gerhard Ludwig Muller con l’arcivescovo spagnolo Luis Ladaria Ferrer, è parsa, a molti vaticanisti, una decisione “renziana”.

Non sappiamo se Papa Francesco prima di sostituire il Cardinale Muller gli abbia detto “Gerhard stai sereno”, di sicuro la decisione presa dall’attuale Pontefice (anche se per molti il vero Pontefice continua ad essere Benedetto XVI) è l’ennesima riprova che egli non ami il pluralismo, e quindi dietro la tanto sbandierata bonomia si nasconda invece un malcelato egocentrismo.

Ma per capire la portata di questa decisione dobbiamo spiegare per bene cosa sia e quanto sia importante per la Chiesa Cattolica romana la  “Congregazione per la dottrina della fede”.

Stiamo infatti parlando del dicastero della Curia romana al quale è demandato di vigilare sulla purezza della dottrina della Chiesa cattolica.

Forse risulta ancor più chiaro a tutti se ricordiamo la genesi di questo dicastero che fu istituito nel 1542 da Papa Paolo III col nome di “Sacra Congregazione della romana ed universale inquisizione”.  In pratica andava a sostituire ciò che nel Medioevo era a tutti noto col nome di “Inquisizione”.

Lo scopo dichiarato di questa Congregazione era quello di “mantenere e difendere l’integrità della fede, esaminare e proscrivere gli errori e le false dottrine”.

Nel 1908 Pio X riformò questa istituzione cambiandole anche il nome in “Sacra Congregazione del Sant’Uffizio” ed infine, nel 1965, Papa Paolo VI ridefinì le competenze del dicastero variandone nuovamente la denominazione in quella attuale, ossia  “Congregazione per la dottrina della fede”.

Va sottolineato poi che tale dicastero, costituito da un Collegio di Cardinali e Vescovi, è talmente importante che fino al 1968 era il Papa stesso a presiederlo, fu sempre Paolo VI a volere che fosse retto da un Cardinale Prefetto, una scelta “democratica” che andava oltretutto a sgravare il Pontefice da eccessivi incarichi.

Per vent’anni Karol Wojtyla volle a capo della Congregazione per la dottrina della fede una persona di straordinaria cultura, che egli stimava, ma non certamente un suo accolito, stiamo parlando del  Cardinale Joseph Ratzinger il quale, diventando Papa Benedetto XVI, nominò il Cardinale Muller, che oggi, come detto, Papa Francesco ha sostituito con l’arcivescovo Ferrer.

I maligni mettono in relazione questa sostituzione col fatto che il Cardinale Muller fu uno dei tredici porporati firmatari di una “lettera”, passata alla storia appunto col nome di “lettera dei tredici cardinali”, che fu recapitata a Papa Francesco alla fine del Sinodo dei vescovi sulla famiglia.

In questa lettera i tredici Cardinali esprimevano la loro preoccupazione nei riguardi delle procedure del Sinodo a loro giudizio “configurate per facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse”,  insomma non proprio un giudizio indulgente su come il Papa aveva gestito questioni che, obiettivamente, possono essere considerate “controverse”.

Papa Bergoglio non sembra quindi gradire voci dissonanti dalla sua. Ha così provveduto a sostituire, e non è la prima volta, una persona le cui idee “non collimano con le sue” con un collaboratore fidato, o meglio un galoppino.

In conclusione a Papa Francesco, circondarsi di “lacchè”, pare risulti una … tentazione irresistibile. Aveva quindi proprio ragione Oscar Wilde nel dire: “posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni”. Per conferme chiedere ad Adamo ed Eva.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro