Perché Draghi ha un problema serio. Europa ad un bivio
Doveva essere una riunione “di routine”, insomma una cosa che nel gergo dei grandi giri ciclistici viene denominata come “tappa di trasferimento”, ma quella odierna rischia invece di diventare una riunione problematica per Mario Draghi e la sua Bce.
Il problema è sempre quello, il Quantitative easing, o meglio l’avvio del cosiddetto tapering, ossia del programma di riduzione progressiva, fino all’azzeramento, degli stimoli monetari.
Ieri è entrato in campo il Governatore della Banca Centrale francese, Francois Villeroy de Galhau, banchiere centrale di uno Stato in piena crisi. Al di là delle Alpi, infatti, Macron si è impegnato con i suoi burattinai a perseguire una politica economica “montiana” fatta cioè di tagli draconiani alla spesa pubblica e se venisse a mancare l’appoggio della Bce per i transalpini si prospetterebbero tempi duri, anzi durissimi.
Villeroy ha così dichiarato esplicitamente che Draghi non solo dovrebbe evitare qualsiasi accenno al tapering, ma al contrario dovrebbe annunciare l’avvio di una seconda fase di stimoli monetari.
L’intervento del Banchiere centrale francese conferma in quale situazione disperata si trovino le casse statali di quel Paese. La Francia è senza alcun dubbio la “grande malata” d’Europa ed in Germania, anche per questo, prende sempre più piede l’ipotesi che l’euro possa essere al capolinea, perlomeno come lo conosciamo noi oggi.
Il problema infatti è che la Francia chiede aiuto alla Bce, ma lo stato patrimoniale della Banca Centrale europea è già arrivato all’iperbolica cifra di 4,23 migliaia di miliardi di euro (usiamo questa dicitura per evitare fraintendimenti con termini come trilione o triliardi).
Insomma già oggi la Bce ha un bilancio pari al Pil del Giappone (4,3 migliaia di miliardi di euro) terza economia del mondo, ci si deve chiedere, se non lo riduciamo, fin dove vogliamo spingerlo?
Chiariamo infatti, anche a beneficio delle persone meno avvezze a concetti di finanza pubblica, che contrariamente a quel che accade nel settore privato, una Banca Centrale aumenta il proprio bilancio solo in periodi di crisi, mentre lo riduce, fin quasi ad annullarlo, in periodi di prosperità.
Oggi, tanto per capirci, la Bce non solo detiene quantità immense del debito pubblico dei vari Paesi dell’eurozona, ma ha in portafoglio 100 miliardi di obbligazioni societarie, sotto questo punto di vista è diventata un’azienda “privata” non nel senso che il proprio capitale sociale è detenuto da privati, ma nel senso che detiene grandi partecipazioni di aziende private.
E naturalmente occorre chiedersi … con quali soldi sta facendo tutto questo? Cioè con quali soldi ha acquisito queste partecipazioni?
Insomma per concludere con una metafora terra terra, la Bce è come quella persona obesa che avrebbe l’assoluta necessità di dimagrire per evitare di andare incontro a pericolosissime patologie, ma che invece viene invitata dai propri familiari ad abbuffarsi ancora.
Ho chiarito a quali pericoli stiamo andando incontro?
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro