Povero Giappone
Un Paese vecchio, con un debito pubblico enorme, ingabbiato dagli errori del passato e che sembra incapace di rinnovarsi. Non mi sto riferendo all’Italia, anche se la descrizione calza a pennello anche per il nostro Paese, bensì al Giappone.
Seppur a noi il Paese del Sol Levante sembri così lontano, esso lo è solo geograficamente, per il resto abbiamo numerose analogie e vedere gli errori degli altri potrebbe farci evitare tanti sbagli, ma purtroppo … la nostra china è segnata.
Stamani ci siamo svegliati con la Borsa di Tokyo che ha perso 4 punti percentuali, gli investitori non hanno gradito l’entrata del Paese in recessione, il Pil nipponico, infatti, per il secondo trimestre consecutivo è sceso (-0,4%) ed ora le discussioni sull’Abenomics si fanno incandescenti.
Con ogni probabilità il Premier giapponese sarà costretto ad indire elezioni anticipate, si parla già del prossimo 14 dicembre, ma al momento non sembra che dal panorama politico possa uscire il nome nuovo in grado di dare la vera scossa per uscire dal vortice nel quale si è imbucata la terza (o quarta?) economia al mondo.
Il problema è sempre e solo quello: il debito!!!
Soltanto pochi giorni fa ho pubblicato un mio articolo dal titolo Giappone: scusate, ma il debito non è debito? Nel quale sostenevo che l’enorme debito pubblico del Paese del Sol Levante non poteva rivelarsi molto più “leggero” perché principalmente sottoscritto dai giapponesi stessi.
Naturalmente si possono fare tutte le considerazioni del caso, cito solo le due più importanti: è cosa ben diversa, per uno Stato, aver contratto un debito per aver fatto opere pubbliche “utili e importanti” anziché cattedrali nel deserto o sperperi vari, ed ancora è senza dubbio preferibile non aver “creditori esteri” che ovviamente hanno solo intenti “speculativi” e sono pronti a scappare al minimo accenno di pericolo.
Detto questo, però, di fondo il titolo del mio articolo, nella sua crudezza, lo ritengo corretto: il debito è debito e ridurlo non è facile, certamente si impone un cambiamento radicale delle condizioni economiche, ma soprattutto sociali, che lo hanno generato.
Insomma: fare debiti è facile, ridurli è molto difficile.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro