Renzi e i ticket
La sconfitta referendaria non solo non sarebbe stata digerita dall’ex-Premier, ma lo avrebbe reso ancora più astioso e vendicativo proprio perché, sprovvisto di una seppur minima base culturale, Renzi è incapace di sviluppare un’analisi critica, egli reagisce solo d’istinto, non riuscendo a nascondere il proprio livore.
Gli devono aver detto che uno dei motivi che lo hanno portato alla sconfitta è il fatto che egli si presentava come un uomo solo al comando, con l’effetto quindi di coalizzare i suoi avversari politici, ebbene allora cosa fa?
Fa un ticket.
Un ticket?!?!?
Anche voi, come me, pensavate che il ticket fosse la quota a carico degli assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale? Oppure pensavate che fosse un “buono pasto”?
Ebbene no, quel termine anglosassone (chissà perché dobbiamo ricorrere sempre a quella lingua) è entrato di recente anche nel linguaggio politico italiano, ma è tipico del sistema elettorale americano. Si usa infatti in particolare per le elezioni presidenziali, quando il vincitore delle primarie di un partito “nomina” il suo “vice” solitamente scegliendolo fra i candidati che egli ha sconfitto alle primarie.
In questo modo, naturalmente, cerca di “compattare” il partito e gli elettori, anche se naturalmente il “prescelto” è una persona con un’idea politica che non collima con la sua visto che, fino a poco tempo prima, i due si scontravano anche pesantemente in dibattiti pubblici.
Quindi Renzi, se fosse stata una persona normale, avrebbe dovuto “fare ticket” con Orlando o con Emiliano, invece ha scelto Martina.
Chi è Martina?
Il nulla più totale.
Quindi Renzi ha accettato il consiglio che gli pioveva da più parti, ma alla sua maniera.
Visto che Martina è il nulla, lo Zero assoluto, traducendo in linguaggio matematico possiamo scrivere:
1 + 0 = 1
In questo modo Renzi ha accettato di passare dall’io al noi, prima diceva
“Io Renzi”
Adesso invece dice:
“Noi Renzi”.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro