Renzi ha fatto una scoperta eclatante: il suo consenso è in calo!
Clamoroso, c’è arrivato pure lui! Non si sa bene come possa essere accaduto, ma pare che l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi si sia reso conto che il consenso degli italiani nei suoi confronti (ed in quelli del PD), sia in calo.
Pare che Renzi abbia avuto questa “illuminazione” dopo il tour che, a bordo di un treno, lo ha portato in diverse località della penisola. Deve aver pensato che le bordate di fischi ed i cori (Buffone Buffone! Pinocchio, Pinocchio!) con i quali veniva accolto ad ogni stazione in cui faceva tappa, non fossero manifestazioni di apprezzamento nei suoi confronti.
Egli, con una trovata geniale, aveva voluto denominare il convoglio utilizzato per questo tour: il “treno dell’ascolto”, quindi, coerentemente, lui lo ha ascoltato. Ha ascoltato cosa ne pensano gli italiani di lui e della sua politica.
Quindi è rinsavito?
Macché!!!
Non c’è nulla da fare, lo abbiamo ribadito più volte, è più forte di lui, proprio non ce la fa, NON riesce a NON mentire.
Perché nel momento in cui afferma che il suo consenso è in calo non lo dice per fare autocritica, al contrario, attribuisce questo fatto al senso di responsabilità del proprio partito che tutt’ora governa e non fa campagna elettorale.
Ma non solo! Afferma anche che l’aumento del Pil, degli occupati, degli investimenti e della fiducia sono “un vero miracolo compiuto dal PD”.
Carissimi italiani sono certo che voi non vi eravate accorti di essere dei “miracolati”.
Allora sarà bene ricordare a Renzi che l’asfittico segno più davanti alla variazione del Pil dovrebbe farlo diventare rosso di vergogna, visto che nonostante l’Italia arrivasse da 13 (diconsi tredici) trimestri di recessione (grazie Monti!), e quindi avesse enormi margini di ripresa, è tutt’ora in fondo alla classifica per quanto riguarda la crescita.
Non solo! Ma tutti i principali organismi internazionali prevedono per il 2018 una flessione del tasso di crescita avuto nel 2017, una crescita che, è bene ricordare, è dovuta interamente a fattori esogeni ed ad una serie di circostanze concomitanti favorevoli che non potranno perpetuarsi.
Per quanto riguarda gli occupati, poi, dobbiamo sfatare per l’ennesima volta questa fake-new!
Il lavoro cresce, non se aumenta il numero di persone che percepisce una retribuzione, bensì se aumentano complessivamente le ore lavorate. Dobbiamo infatti ricordare che nelle statistiche una persona è considerata “occupata” qualora abbia lavorato anche una sola ora in una settimana, e dall’introduzione del Jobs act i ragazzi che lavorano poche ore la settimana ed hanno guadagni irrisori sono aumentati esponenzialmente.
Quindi se perde la propria occupazione una persona che lavorava le canoniche 40 ore settimanali e contemporaneamente vengono assunte due persone con un contratto di 10 ore settimanali, per le statistiche di Renzi … la disoccupazione è diminuita, ma nella realtà a diminuire è stato … il lavoro.
Non parliamo poi degli investimenti che sono forse il tasto più dolente, in prospettiva, per quanto riguarda l’economia del nostro Paese.
Renzi poi “dimentica”, di citare un’altra voce che, negli anni in cui lui era a Palazzo Chigi, ha avuto una grande crescita, anzi un vero e proprio boom, mi riferisco al debito pubblico!
Quello sì che è aumentato, eccome! E dato che “l’Europa”, come spesso accade nell’anno in cui un Paese va alle urne, ci ha permesso TEMPORANEAMENTE di aumentare oltre misura il nostro debito … poveri coloro che dovranno governare l’Italia dopo il 4 marzo, avranno a che fare con dei conti pubblici disastrati, e con il fiato sul collo dell’Ue.
Auguri.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro