Riina e Bagarella al Quirinale?
E’ un’eventualità possibile, anzi probabile, il 28 ottobre potrebbero varcare la soglia del Quirinale Totò Riina detto “u’ curtu” ed il cognato Leoluca Bagarella detto “Don Luchino”.
I due, imputati nel processo che riguarda la trattativa Stato-Mafia, hanno infatti chiesto di essere presenti alla deposizione di Giorgio Napolitano che si terrà appunto nella “casa” del nostro Presidente della Repubblica.
Il Presidente della Corte di Assise di Palermo, Alfredo Montalto, è chiamato a decidere se oltre agli avvocati difensori, ai magistrati dell’accusa ed, ovviamente, al Collegio giudicante, possano essere presenti anche gli imputati stessi.
Se Montalto dovesse decidere in tal senso assisteremo così all’entrata dei due boss al Quirinale, un evento che presumo possa avere una larga eco mediatica a livello planetario.
L’ormai celeberrima “trattativa”, da pagina nera per la nostra Repubblica si sta così tramutando in farsa.
Ma ciò non può far dimenticare la gravità inaudita di un evento così vergognoso, non si può nemmeno pensare che apparati dello Stato si siano messi attorno ad un tavolo per “trattare” con la Mafia. Che nelle nostre Istituzioni siano infiltrati personaggi collusi con le grandi organizzazioni malavitose è cosa nota, ma ciò è ben diverso dal riconoscere come proprio interlocutore l’”antistato” per antonomasia.
Ed a maggior ragione se questo “riconoscimento” avviene dopo aver subito un violento attacco culminato con l’uccisione dei due più fedeli servitori dello Stato impegnati proprio a combattere l’organizzazione criminale.
Trattare con la Mafia significa arrendersi, ed uno Stato che si arrende non è più uno Stato.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro